Amiche care, amici,
Dunque la barbarie ha tuonato il suo inumano e acuto raglio nel cuore dell'Europa, nel cuore di Parigi, vale a dire nel cuore del nostro stesso cuore.
Naturalmente oggi io sospendo la pubblicazione delle mie cosette, vedrò poi se e come e quando riprendere.
Il tempo della barbarie non è tempo di Parola. Occorre piuttosto silenzio e riflessione.
Perché l'assalto di questi uomini armati di un cieco fanatismo non ottenga il loro scopo primario, che è quello di veder affondare secoli, anzi millenni di tentativi di costruire una Civiltà realmente degna dell'Uomo, del Pensiero, della Ragione.
Io mi rifiuto di vivere nel terrore, mi rifiuto di immolare al loro fanatismo la più piccola goccia della mia libertà, della mia gioia di vivere per ciò che sono, femmina, sensuale, omosessuale, miscredente, indipendente, intellettuale e artista, immagine riflessa delle loro ossessioni più tenebrose ed ottenebrate.
Mi rifiuto. Se vorranno uccidermi per questo, lo facciano, sarà sempre meglio che vivere nel mondo da loro propugnato, in un "pensiero" - o religione - fondata interamente e unicamente sull'odio e sull'invidia. Senza prospettiva di riscatto.
Per quanto riguarda la Francia, e Parigi in particolare, il mio cuore sanguina, poiché si tratta di territori, di una lingua, di un pensiero che ho sempre frequentato e amato profondamente, come coloro che mi seguono un pochino sanno. Conosco i Francesi, ho molte amiche e amici in Francia e a Parigi in particolare, e so come nei momenti capitali essi sappiano essere un popolo capace di reagire, di compattarsi, di esprimere quell'orgoglio loro così tipico e congeniale, che a volte noi Italiani troviamo un po' antipatico, ma che in fondo ammiriamo, perché proprio in momenti come questo vediamo come sia potente prezioso, e non solo per la Francia, ovviamente, ma per l'intera Europa.
Perché l'Europa deve resistere in quanto Europa, la sopravvivenza della nostra Civiltà dipende da questo: resistere nei propri principi di base più preziosi, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, senza cedere di un millimetro, senza lasciarsi travolgere dalla provocazione, e senza lasciare il minimo spazio alle forze del male e dell'idiozia che pur covano anche nelle nostre latrine, nei nostri letamai, e non vedono l'ora di poter rialzare la testa e farsi sentire.
Quanto a loro, questi che si credono combattenti e invece sono solo strumenti ciechi del loro stesso odio, che il loro Dio, quel Dio in nome del quale pretendono di parlare, li maledica, perché essi sono i veri blasfemi e bestemmiatori del loro stesso - preteso - Dio.
E anche oggi, più che mai, voglio chiudere con il mio consueto saluto, per voi amiche dilette e amici carissimi, con amore!
* * *
E ora, per un po', da me sarà silenzio.
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Desidero precisare alcune cose, a seguito di una notte di riflessione e dello stimolo da parte di un messaggio di un amico.
Io qui mi occupo - in modo amatoriale - di Poesia, come sapete, e la Parola di cui parlo qui sopra e di cui dichiaro la tentazionedi un ammutolimento di fronte all'orrore è la Parola della Poesia. La parola della politica non mi compete se non come opinione.
Tuttavia, ripensandoci, non è vero che la Poesia sia impotente e flebile voce di fronte alla brutalità e alla barbarie dell'uomo sull'uomo, al contrario.
Da una parte tanti sono i Poeti, grandissimi, da Dante a Pasolini, che hanno saputo e voluto elevare la loro voce - e che voce - poetica e buttarla come una spada, o una vanga, nella mischia, nel sangue, o nella merda.
Dall'altra, se voglio essere coerente col mio discorso qui sopra ("Io mi rifiuto di vivere nel terrore") anche la voce innocente e apparentemente lieve della Lirica - il territorio in cui mi avventuro qui con voi - non ha ragione o motivo di tacere.
Anzi, se l'obbiettivo del terrore è oscurare e ottenebrare le nostre coscienze sotto una cappa di morte, noi, anche noi minuscoli dilettanti che scriviamo per la nostra semplice necessità di espressione, dobbiamo continuare a cantare, ad amare, e a cantare il nostro amore, per la vita, per la bellezza, per la carnalità, la spiritualità della nostra condizione umana. A dimostrare di fatto che no, costoro non ci fanno paura. Noi amiamo la vita, e temiamo di perderla. Al contrario di loro, che odiandola non pensano di aver nulla da perdere. Tuttavia, lo ripeto, io non temo affatto di morire se l'alternativa fosse quella di vivere nel regime da costoro propugnato, oppure in quello per reazione uguale e contraria imposto a noi su pretesto del terrore dalle forze oscure della reazione che abbiamo nelle nostre cantine, pronte a saltar fuori (limitazione dei diritti, delle libertà, dei movimenti, dei contatti tra sessi, popoli, etnie).
Sia ben chiaro dunque a questo punto che il mio silenzio ora non è di impotenza, ma di RISPETTO nei confronti delle persone che hanno perso la loro vita per un destino insensato, innocenti nel senso più pieno.
Sì, amiche care e amici, riprenderò presto a pubblicare, a esprimere in libertà il mio pensiero, il mio essere donna, libera, lesbica ed intellettuale (questo lo sottolineo non per compiacimento ma per provocazione, perché so come le ideologie che premono i grilletti di quei kalashnikov considerino questo come il concentrato dei loro demoni peggiori), il mio amore per la vita. La vita mia, delle persone, dell'Uomo, degli animali, del cosidetto "Creato".
Ancora, e sempre, con amore.
Milano, 14/15 Novembre 2015
Marianna Piani
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Irrompo nel tuo silenzio per dirti che lo sgomento e il dolore che provi è condiviso e come te ho sentito la necessità di testimoniarlo sul blog ; forse un esorcismo pagano ; una maniera di non piegarsi alla logica del terrore e della violenza.
RispondiEliminaUn abbraccio forte , amica cara ; forza.