«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
domenica 20 ottobre 2013
La tua moto, e te
Amiche care e amici,
sto meditando di ridurre le mie "pubblicazioni" settimanali a due, anziché tre, non per carenza di materiale, anzi: grazie al mio abito di lasciare "decantare" in quarantena tutte le mie composizioni prima di "rilasciarle" nel mondo ho un buon numero di "inedite" che attendono il momento di essere pubblicate. Inoltre personalmente non ho alcuna fretta di "pubblicare", sono convinta che quanto più tempo passa dal momento della prima stesura, quanto più lontana sono dal momento e dall'emozione che ha scaturito una certa "ispirazione", tanto più obiettiva e severa sarò nella revisione (ed anche eventualmente nell'eliminare tout court) di una certa composizione.
Il motivo vero è nel rispetto che nutro per voi e per la vostra preziosa attenzione. Non voglio stancare, vorrei che fosse un appuntamento consueto, per chi lo volesse, ma non un noioso ripetersi.
Non so ancora se lo farò, né se, nel caso, lascerò l'appuntamento al sabato oppure alla domenica. Riserverò il "terzo appuntamento" eventualmente alla pubblicazione di qualcosa di "fuori programma", oppure di una "serie" - come è stato con "Sensi": sto proprio lavorando ad una di queste "serie", da un po' di tempo, anche se al momento mi sono un poco arenata.
Naturalmente continuerei con le mie traduzione al ritmo consueto, se pure non è facile trovare ogni giorno il tempo per dedicarmici, dal momento che le traduzioni non le copio, ma le faccio io integralmente da zero.
Mi piacerebbe conoscere il vostro parere su questo, se voleste intervenire, qui oppure su twitter: vi andrebbe bene un "appuntamento poetico" bisettimanale, con la sottoscritta?
Qual'è la serata che andrebbe meglio per voi, quella del Sabato, oppure della Domenica?
Comunque per oggi ho per voi questa breve composizione, che è semplicemente, con totale innocenza letteraria, una dedica da innamorata all'immagine dell'amore insorgente. Non badate al "genere", vi prego: ero tentata addirittura di "sterilizzare" questo aspetto, ma mi è sembrato disonesto, nei miei e nei vostri confronti. Soltanto desidererei, come in tutte le mie composizioni, che ognuna di voi, ognuno di voi immaginasse l'amore per come egli lo sente più vicino a sé, uomo, donna, ragazzo, ragazza. L'amore non ha genere, mai.
Ad ogni modo dedicai, appena composta, a un'amica, di cui per discrezione non menzionerò il nome, e al suo sogno di vita.
Ora la condivido con voi, amiche preziose, come sempre, con amore.
M.P.
La tua moto, e te
T'ho vista arrivare sulla tua motocicletta,
verde come l'elitre d'uno scarabeo,
duecentocinquanta bicilindrica duetempi,
voce ruvida, roca, avida, freni duri
come pietre di quarzo, hai bloccato
a mezzo metro da me.
Hai levato il casco, ancora strette le gambe
al serbatoio, e la cascata dei tuoi capelli
color del rame è sbocciata, assieme
al tuo sorriso rosso vermiglio, una fiammata
che ha travolto il mio cuore, fermandone il battito
assieme a quello del tuo motore.
A tenermi in vita bastava il tuo sguardo
di puro smeraldo, caldo come un braciere.
Non riuscivo a sentirti, mentre serena dicevi
cose qualunque, così incongrue a confronto
dell'eccezione che eri, fasciata in quella tenuta
che ti stringeva il petto, generoso
tacitamente in attesa di congiungersi al mio
appena scendesse la sera. Ma intanto
avevi la strada nelle pupille, la velocità
nel respiro, e mi narravi di mirabili mete
cui volevi condurmi, subito, ora, assieme,
fino a varcare i confini dell'orizzonte.
Sarei saltata, così com'ero, dietro a te,
avvinghiandomi al tuo busto, poco più grande
del mio, nervoso, impaziente, e sarei venuta
ovunque mi avessi portata, inclusa la fuga,
inclusa la morte, incluso l'oblio...
Che disdetta però, dovere indossare il casco!
Avrei appoggiato la mia guancia alla tua nuca:
volando a centocinquanta, sui rettifili del mondo,
o lanciandoci in pieghe del tutto folli, le nostre chiome
impazzite nel vento si sarebbero avvinte
tra loro, inestricabilmente, e non ci saremmo
mai più, mai più liberate.
Marianna Piani
Milano, 22 Luglio 2013
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