«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 5 ottobre 2013

Sabato Affaccendato



Amiche care, amici,
In altre occasioni ho avuto modo di esprimermi al riguardo.
Per me non esiste un "luogo deputato" per la poesia. E neppure un "soggetto privilegiato", come molti sembrano pensare, da cui scaturirebbe come per incanto, per autogenesi l'ispirazione poetica.
L'amore, l'indignazione, l'angoscia, la follia, la vita e la morte, i "grandi sentimenti umani" sono è vero da sempre soggetto di canto, versi, narrazioni e racconti. Ciò è del tutto naturale, poichè noi parliamo, discorriamo, ragioniamo sopra ciò che più ci sta a cuore, preferibilmente.
Un'emozione forte, intensa, però - direttamente, senza mediazione - è cattiva consigliera, com'è risaputo, e tende a dettare perlopiù componimenti mediocri, banali, gonfi di sentimenti ma privi della capacità di comunicarli. Il pianto di un'amica "dal vero" ci commuove, certo, ci può anche muovere al pianto, ma non ci regala un'esperienza intellettuale, non entra nel nostro cuore per elaborare il nostro pensiero, così come fa invece la composizione di un Poeta, o la tela di un artista. Occorre lavoro, ogni esperienza deve essere elaborata, trattata, fermentata come un vino buono, prima di poter essere offerta. Questo è il "lavoro" dell'artista, ed è questo sostanzialmente che fa la differenza tra l'artista autentico (che sia o no professionista - cioè che ricavi dall'attività artistica il suo sostentamento oppure no, questo non è qui in disussione) e il "dilettante", colui che ha solo un incontro superficiale, avventuroso, con l'Arte, per il proprio piacere privato, ma che del vero lavoro artistico nulla sa, può o vuole sapere. Tra colui che crea per intima urgenza e necessità, e colui che lo fa per mero passatempo.
Per questo, come dicevo prima, non esiste un tema o un soggetto "poetico" privilegiato, in contrapposizione con tutto il resto del nostro vissuto quotidiano. Oh, sì, il Cuore, l'Amore, la Malinconia, la Luna, la Nebbia, Venezia... sono tutti soggetti che contengono in sé per tradizione ineluttabile la "poesia" - ed è per questo che proprio su questi soggetti è difficile, se non quasi impossibile in realtà fare "buona" poesia o letteratura. E ciò nonostante si continua ad esercitarvi un esercito di scrittori, di ogni età o livello, e anch'io, come sapete, non ho potuto certo esimermene - sono pur sempre una donna, di carne e sangue, prima di mettermi al tavolino per imprimervi le mie emozioni.
Ma è un errore pensare che il "poetico" sia insito nelle "cose". Il poetico è il nostro modo di vedere il mondo, il poetico è solo ed esclusivamente nei nostri occhi - nella nostra sensibilità.
Il poetico nasce dall'incontro tra lo sguardo dello scrittore e quello del lettore. Questa simbiosi è la condizione assolutamente necessaria (ma non sufficiente) perché avvenga un qualsiasi atto di comunicazione poetica. E questo significa che non vi è nulla al mondo che possa essere considerato estraneo, o non abbastanza nobile per entrare a pieno diritto all'interno di un "dialogo poetico", almeno quale lo intendo io (oh, certo, vi è poi chi ritiene che tutto si possa accendere ed esaurire in un gioco pirotecnico di parole che scoppiettano secondo regole balistiche imprescindibili, suscitando come unico elemento di comunicazione l'ooooh! della folla a naso in su, ma questo esula dal mio interesse).
Qualche tempo fa proposi una poesia sull'IKEA - la trovate qui tra le mie prime composizioni - poiché trovavo nell'esperienza tutta femminile della ricerca di sé stesse (noi ragazze e donne siamo SEMPRE alla ricerca di noi stesse) tra gli scaffali un po' da cattedrale di questo magazzino che vende progetti di sogno a prezzi contenuti, un qualcosa di affascinante, meritevole di canticchiarci sopra un qualcosa, giusto anche solo per un gioco.

Dunque, di recente Mariangela, un'amica simpaticissima, nel leggere un "resoconto" ironico/cronachistico di un mio sabato mattina da donna di casa single, mi inviò un messggio: "...potresti scrivere una poesia su questa mattinata dalle forti emozioni :))"
E infatti, perché no? La vita è amore, desiderio, sogno, ma è anche un sabato mattina impegnato a rassettare l'appartamento e far di spesa. Le emozioni di una donna, il suo modo di occupare il mondo e la vita, anche in questo si esprimono.


Ecco, la dedico a Mariangela, con tanto affetto, e la condivido con voi tutte amiche, e amici, come sempre, con amore!

M.P.




Sabato Affaccendato

("There are no gods, and you can please yourself" D. H. Lawrence)

 


Nuovi dei abitano il Tempio,
nuovi templi sorgono sulle alture
poco oltre le mura, nuovi altari
ardono di fiamme di nuovi riti

sacrificali. Noi, Vestali di questi Numi,
indossiamo vesti bianche come corolle
e calzari intrecciati alla caviglia,
e risaliamo l'erta che ci porta

al cospetto del dio cui offriamo
in pegno il nostro giorno intenso,
il nostro giorno più faticoso e denso
il giorno in cui più di ogni altro

ci mutiamo in api all'arnia addette
soggette, dedite e affette.
Sortilegio che ci spinge
di fiore in fiore a far bottino

con la grazia e il fruscio discreto
delle nostre ali di pizzo o di seta.
Attratte siamo ai fulgidi colori
e ai profumi di quei giardini in fiore.

Da millenni il gesto tenero della raccolta
e della cura spetta a noi, femmine sagge,
alle nostre mani sottili e delicate e caute
è affidato l'onere di rifornire il nido.

Il dio ci chiama a raccolta tutte,
al suono di armoniose arpe e viole
e buccine d'oro dagli squillanti toni.
Noi rispondiamo con le nostre voci chiare.

Con il disteso canto che da sempre
accompagna la fatica nostra nel portare
i panni al fiume, e il bruciore delle mani
divorate dal gelo e dalle ceneri abrase.

La gioia viene dal nostro vivo volo al sole
e dal nostro affetto al nido, che per tutte noi
è gonfio di amori veri e di pensieri amati
anche quand'è deserto, com'è deserto

il cuore. La polvere sui mobili e sui vetri
si deposita giorno dopo giorno
come la memoria nella mente:
va detersa, per riguadagnar la luce.

Noi cantiamo il nostro canto al mondo
mentre al tempio ci affaccendiamo,
da noi ci si attende intelletto e grazia,
e noi stesse al nostro proprio mondo


ci spendiamo.


Milano, 12 Maggio 2013
Per Mariangela, che me l'ha ispirata
Marianna Piani

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