«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 9 ottobre 2013
Tu, non sei me!
Amiche dilette, amici cari,
no, no: "lei" non è me. Devo ripetermelo spesso, per non perdermi, sapete...
"Lei", è parte di me, mi appartiene come mi appartiene il mio dolore, si riflette assieme a me nello specchio, però... non sono io!
Io soffro di una malattia che qualcuno chiama "dissociativa", è un poco come se vi fossero due personalità, ben distinte, due persone insomma, ciascuna con la sua volontà, la sua percezione della realtà, la sua interiorità, il suo bisogno di sopravvivere - due persone che configgono all'interno del mio esistere quotidiano, che per questo ne è devastato.
La prima delle due "persone" sono effettivemente io, quella che qui vi scrive e comunica, quella che ha sviluppato una propria capacità di adattamento alla vita, quella che vedete ogni giorno scendere nel mondo, uguale a tante altre ragazze e donne, con i suoi desideri, i suoi sogni, la sua voglia di vivere, di sentirsi bella e desiderata, e amata.
L'altra è oscura, sotterranea, indomabile, soffocata dal disagio e dall'inadeguatezza, sopraffatta dall'angoscia, incapace di trovare un equilibrio e un senso a sé stessa, incapace di adeguarsi o anche solo di accostarsi al resto del mondo reale. Fugge, sfugge, si nasconde in anfratti bui, graffia come una gatta selvaggia se viene accostata, piange e grida, dispera di poter respirare...
Questa "altra" me è la malattia, è l'abitante ingombrante e totalizzante della mia anima, è il fantasma che mi segue ovunque, invisibile ma sempre pronto ad esplodere, a tracimare, a sopraffare l'altra me e ad impossessarsi del regno intero della mia esistenza. È ciò che i medici, i farmaci, i trattamenti a volte pesanti e dolorosi, cercano di battere ed estirpare, non sempre con sufficiente efficacia, a volte purtroppo provocando controreazioni e ricadute selvagge ed incontrollabili.
È tutto questo, è inevitabile, è imprescindibile da me, ma no, non sono io!
La mia lotta, sapete, è quotidiana, e occorre, quotidianamente, farmi convinta di questo, ripetermi e ripetermi continuamente questo pensiero. Ristabilire, ogni giorno, giorno per giorno, minuto per minuto l'integrità stessa della mia personalità.
Anche a questo "mi serve" la Poesia, il leggerla, il frequentarla, l'osare scriverla. Forse è il farmaco più potente a mia disposizione, sapete. Per questo dico spesso che scrivere per me non è diletto, non è piacere: è necessità.
Perché la Poesia mi consente di guardare negli occhi me stessa, e di condividere la mia vita con voi, amiche care e amici, con amore.
M.P.
Tu, non sei me!
Tu, non sei me: tu che quando la notte avanza
nel cavo delle sue orme, mi vieni a visitare,
non attesa, non grata, al capezzale di infinite veglie,
e mi afferri i polsi con le tue mani che paiono metallo
per quanto sono fredde, e salde, e strette da sanguinare.
Non sei me, tu che avvicini le tue labbra alla mia bocca
non per rubarmi un bacio, ma per sottrarre il mio respiro,
tu che non hai fede che all'indomani vi sia ancora
un raggio di luce che filtri dalle imposte, né il canto dolce
e teso degli usignoli a contendersi la compagna e il cielo.
Tu che non possiedi il lume acceso delle speranze
per dare un senso al mio cammino, tu che cento volte
hai voluto morire pur di non patire o accettare
il dolore del distacco, o lo strazio di un addio,
tu che non sai dire t'amo senza un gravame di vergogna.
Tu che non mi lasci sola nemmeno per un istante,
tu che carichi sulle mie spalle la colpa e il peccato,
tu che regni sulle stanze della mia prigione calcinata,
e tutti i giorni esigi un tributo di empietà e di sangue,
tu che non sai darti pace, se non in fondo al tuo naufragio.
Tu mi sovrasti, ogni notte, ogni oscura ora insonne,
mi vorresti possedere, vorresti ch'io fossi in te per sempre,
che ogni mio volere e pensiero fosse inondato esclusivamente
dalla tua presenza, vorresti entrare in me come sovrana,
vorresti in me morire, così che tu fossi me, e io più nulla.
No. Non sei me, non lo sarai mai, né io sarò te:
io sono colei che ti combatte!
Marianna Piani
Milano, 20 Giugno 2013
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Sono parole che mi hanno profondamente commossa e coinvolta...
RispondiEliminaAbbraccio la 'te' che sorride e vuole vivere...
Cara, grazie!
EliminaIo, quando sono me stessa, vivo, e sorrido, e amo.
Quell'io prova immensa gratitudine per persone come te, per la loro simpatia - nel senso etimologico. Quell'io ricava nuova vita dal sentirsi compresa.
Quell'io, con grazia, risponde al tuo abbraccio nell'unico modo possibile: con un abbraccio, se può, più forte ancora.
Marianna