«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

domenica 2 febbraio 2014

Cinque Pezzi Facili - III



Amiche dilette e amici,

Terzo appuntamento con il nostro piccolo "ciclo poetico" dedicato alla musica, e in particolare ai pezzi meravigliosamente suonati da un'amica molto cara, di cui continuerò a conservare gelosamente il nome, e il suono.

Qui cambiamo atmosfera, e siamo in compagnia di un grandissimo poeta della musica antica, John Dowland.
Io personalmente nutro un amore speciale per la musica pre-bachiana, polifonica, di intavolatura, rinascimentale da Dufay a Palestrina, a Monteverdi. Si tratta di un approccio musicale di cui vado orgogliosa, perché è del tutto personale, e non deriva come in altri casi da una eredità paterna (Bachiano e barocco) o materna (Mozartiana e romantica), e ha richiesto una ricerca ed un approfondimento e un impegno tutti "farina del mio sacco", per così dire.
Ho tentato di rendere il suono dolce e finemente arabescato di questa danza un po' saltellante ("frog", appunto) con una versificazione molto classica, modulata, un po' trovadorica, appunto. In fondo il mio tentativo è di rivaleggiare in virtuosismo tecnico - e in sensibilità poetica - con la mia amica, ma vi assicuro che si è trattato di un cimento veramente impossibile da sostenere, tutta da sola.
Per questo qui ho voluto chiamare in aiuto un grandissimo, conterraneo e quasi contemporaneo di Dowland: il Signor William Shakespeare, il Bardo, nientemeno! - e ho incastonato tra i miei (modesti, mamma mia!) versi, come una gemma, un frammento parafrasato da uno dei suoi celebri sonetti (Sonnet 8). Ecco qui la versione originale:

"Mark how one string sweet husband to another.
Strikes each in each by mutual ordering;
Resembling sire, and child, and happy mother,
who all in one, one pleasing note do sing"


Nulla di più appropriato, vi pare? Riuscite ad individuarlo nel mio testo? A questo punto è facilissimo, ma certo questa volta il gioco in chiave era molto segretato, e credo pochissimi specialisti avrebbero potuto "pescarlo" senza una traccia, anche se nei miei versi l'avevo di proposito quotato.


Per voi, amiche care e amici, e per lei, amica mia fraterna, con amore

M.P.


Cinque pezzi facili

Una Offerta Musicale
(Ascoltando I.P.)

John Dowland (1563-1626)



III
The Frog - Galliarda
(da John Dowland)


Siedi accanto a me, dolce signora,
siedi e accarezza con portento
il tuo strumento, in alto, e in grave
del suo registro ancestrale.

I tuoi capelli discendono come onde
sulle tue spalle bianche, scoperte,
la veste ti arricchisce come la corolla
d'un fiore raro, inebriante.

Vorrei, oh come vorrei posare la mia mano
e poi le labbra, su quelle onde chiare,
come fa il gabbiano che sfiora il mare,
e pescare il tuo guizzante amore!

Come vorrei annegare in quel tuo sguardo
tanto compreso nel suo canto
da parere un oceano di luce, profondo
quanto basta per scomparire,

e mai più esser ritrovata. Come vorrei
tesoro mio diletto, abbandonare la mia fronte
sulle tue ginocchia, nel rapimento folle
della tua bellezza e della certezza

della tua voce intensa. "Amore - mi dici - guarda,
guarda come ogni corda con dolcezza
sposandosi con l'altra, vibra nell'altra come padre
madre figlia, nell'ordine d'un perfetto accordo".

Volesse il Cielo ch'io fossi quella corda,
toccata con sapienza dalle tue dita,
potessi essere il vibrante canto
del tuo madrigale, d'ora e per sempre.

Ascolto il sibilare leggero dei polpastrelli
sulla tastiera, sfreccianti come uccelli
nell'aria, ascolto il riverbero degli armonici
dalla pregiata cassa di profumata essenza.

Quanto vorrei che questo suono fosse
il suono del vento stesso, senza tempo,
e senza affatto fine. Quanto vorrei, mia cara,
sfidare il mondo intero, e in te legarmi,

come l'argento all'oro, la pioggia al suolo,
la luna alla notte, la chitarra al canto:
canto antico, canto amoroso, un canto solo,
e ti sfiorerò le spalle, e sarò al tuo fianco.


Marianna Piani
Milano, Novembre 2013


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