sebbene assai in ritardo oggi, eccomi all'appuntamento di metà settimana, con la quarta "canzone" ispirata al suono della chitarra di una mia amica carissima.
Qui cambiamo completamente epoca, e clima, con un Autore e un brano assolutamente celebri e celebrati. Chi non ha mai sentito, in qualche versione, "Asturias" di Albéniz? La quintessenza dell'anima ispanica, così come secoli di Storia - anche tormentata - e di temperie culturale sono giunte fino a noi.
Dalle traduzioni che faccio, e che spesso pubblico qui, chi mi conosce sa quanto ami questa lingua e i suoi cantori. Per questo non potevo certo rinunciare all'occasione di esprimere in qualche modo "diretto", per una volta, questi sentimenti, accompagnata da una musica di grande fascino e intensità.
Per mia fortuna padroneggio piuttosto bene la lingua Spagnola, per cui ho potuto approfondire la lettura di Autori di immenso valore, che mi hanno arricchito infinitamente, fin dalla mia prima giovinezza.
Qui la citazione quindi, per me, era d'obbligo, perfino scontata, in un certo senso, e non è troppo difficile individuarla, nel mio piccolo gioco a chiave attorno a cui ho voluto intessere queste composizioni: la trovate alla sesta stanza, e si riferisce, naturalmente, a Federico García Lorca, uno dei poeti da me più amati in assoluto, e al suo "Epitafio a Isaac Albéniz", che chiude con questi versi:
…«¡Oh música y bondad entretejida!
¡Oh pupila de azor, corazón sano!
Duerme cielo sin fin, nieve tendida.
Sueña invierno de lumbre, gris verano.
¡Duerme en olvido de tu vieja vida!»
(…"O musica intessuta di dolcezza!
O pupilla di falco, cuore spavaldo!
Dormi, cielo senza fine, neve sparsa.
Sogna, luminoso Inverno, Estate di foschia.
Dormi ora, e scorda la tua antica vita!")
Io l'ho parafrasata e incastonata nella mia composizione, in un gioco di rimandi artistici che mi hanno emozionata:
la trascrizione per chitarra dall'originale per pianoforte che la mia amica ha interpretato deriva di certo da quella del grandissimo Andrés Segovia, per cui c'è un intreccio di genialità, con Lorca che omaggia Albéniz - in occasione della inaugurazione di un monumento intitolato al Maestro - restituito al suo sapore più gitano dalla mano di un Maestro come Segovia.
È bello assistere a questo intreccio di Arti, e a come la Musica si fonde indissolubilmente nella Poesia.
Io mi ci sono accostata in punta di piedi, cercando di restituire il suono e la suggestione di questi suoni, e di questi luoghi, che io ho avuto la fortuna di poter visitare, un paio di anni fa.
La condivido con voi, amiche dilette e amici, come sempre, con amore!
M.P.
Cinque pezzi facili
IV
Asturias
(da Isaac Albéniz)
L'onda giunge alla riva, gioiosa, festosa,
l'onda strappa con sé brandelli di costa,
e li restituisce al mare, l'onda consuma
come l'attesa, impercettibile, inesausta.
La costa è un susseguirsi di visioni
di piccoli porti esposti ai marosi,
il profumo acre del salso aggredisce le cose,
e le confonde, senza fretta, nella caldaia del tempo.
Le ruggini penetrano l'anima in profondo,
schietti pescatori dal viso di cuoio
ritirano, oppure riparano le reti, e ci osservano
dai loro occhi di petrolio e di sigaro spento.
Il sangue dell'uomo si spande sulla terra
irrorandola di speranza e di futuro,
ma il sangue del poeta versato innocente
è in un'anfora di gloria, non si rapprende,
non coagula in grumi di fiele come quello
delle fiere inutilmente massacrate nell'arena.
Il sangue del poeta canta, canta ancora,
canta per sempre su questa musica gitana:
"Quale musica, intessuta di tenerezza!
Occhio acuto dello sparviero, cuore spavaldo!"
Ecco l'uomo, ecco il Poeta, ecco il cantore,
ed ecco il gitano, sangue del sangue di quelle terre.
Da Granada all'abbagliante luce catalana,
alla barbarica costa battuta dalle tramontane
rabbiose, laddove si spalanca l'oceano alla rotta
dei conquistadores crociati assassini di genti...
Ecco, suona questo arpeggio, mia gitana,
accarezza le tue corde come l'amante
ardente afferra i miei capelli tra i suoi denti
di madreperla, e v'ispira tutta la passione.
Suona, adorata, suona chiudendo gli occhi
che imprigionano visioni, e io con te invocherò
gli amori, aspirerò i sapori, gusterò gli odori
di quel mare, di quelle terre, di quelle labbra
riarse di sangue d'odio e di sete di passione.
Quelle tue mani candide danzatrici delle Muse,
evocatrici di poeti, quelle mani che coprirò di baci
come la neve le tenere alture che guardano il mare:
Dolcemente.
Semplicemente.
Armoniosamente.
Marianna Piani
Milano, Novembre 2013
Bellissimo questo post! La canzone è meravigliosa, il testo è poesia pura. Grazie per avermela fatta conoscere!
RispondiEliminahttp://unagiraffaperbene.blogspot.it/
Cara Francesca,
EliminaGrazie per questo tuo bellissimo commento. Grazie per la tua sensibilità. Ti consiglio, come consiglio a tutte le lettrici e lettori di questi "cinque pezzi facili" (domani, Sabato, il quinto, sei invitata già da ora) ad andare su YouTube e ascoltare i brani d'ispirazione. Per chi già non li conoscesse (sono tutti brani molto noti a chi ha coltivato un certo genere di musica) possono essere una scoperta emozionante. Se avete apprezzato questi miei piccoli versi, sono certa che apprezzerete la grande Musica a cui sono ispirati.
Ti aspetto per quando ne avrai voglia, qui, sarai sempre la benvenuta.
Un abbraccio
Marianna