Amiche care e amici,
Ed eccoci giunti alla conclusione di questo breve ciclo ispirato, originato e dedicato alla musica.
E mi piace concludere tornando all'antico, alla musica riservata, all'intavolatura, con un brano e un autore (P.P.Borrono) assai meno noto degli altri presentati fin qui, nemmeno io conoscevo questo pezzo prima di averlo ascoltato dalle mani magiche della mia amica I.P. e del suo strumento, mentre dell'autore avevo solo delle vaghe reminiscenze.
Ho provato a rendere la cadenza nobile, quasi solenne della Pavana, in contrasto con il timbro scintillante dello strumento originale, il liuto.
E per completare il gioco in omaggio alla mia sorella di pensiero, vi ho incastonato tra i versi un piccolo riferimento, in accordo all'epoca, che non vi rivelo direttamente, ma tramite il dipinto che inserisco in copertina (anche perché non ho trovato un ritratto certo attribuibile all'autore di queste musiche): è molto facile, stavolta.
Il testo e l'ispirazione comunque intrecciano in un gioco polifonico la percezione del suono e ritmo del pezzo, con il ricordo di una delle mie passeggiate nel cuore di un borgo medievale (Orta San Giulio), che a queste suggestioni offre una architettura, anch'essa tra il severo e il rustico, di antiche pietre, muri tormentati e ripide calli discendenti quasi a salti fino al lago.
Condivido questo ultimo accordo, dolce e gagliardo, con voi, come sempre, con amore
M.P.
Cinque pezzi facili
Una Offerta Musicale
(Ascoltando I.P.)
Melozzo da Forlì (1438-1494) |
V
Pavana
(da Pietro Paolo Borrono 1490-1563)
Il ritmo che m'incuora è una danza
liquida, lenta, cadenzata, altera:
archi di pietra nell'antico borgo,
ricordo di Storia millenaria, eterna,
incrostata negl'intonaci di salnitro,
aderente alla pietra come alla carne la pelle.
Aristocratiche mura, silenziosi androni
nascoste e segrete corti, porticati ombrosi,
gente che occhieggia alle finestre sgusciate,
eco dei passi nelle anguste calli,
lindi panni stesi tra muro e muro,
ogni cosa, ogni viso sa qui d'antico e d'eterno.
Mutevole è il tocco del musico sullo strumento,
una carezza un momento, l'altro dopo un graffio,
scorre le corde come il felino alla preda, oppure
indugia in un adagio vellutato come un sipario
che s'apre arioso a un paesaggio di morbidi colli,
arditamente s'inerpica su ripidi sentieri dell'alpe,
naviga le acque quiete del lago, che subito si fanno
tempestose: e intanto la danza si scioglie libera,
estatica, in un'architettura di geometrici accordi.
Marianna Piani
Per I.P.
Milano, 20-30 Novembre 2013
Magia, come altro potrei descrivere la semplicità di sentimento che nasce dalle tue parole, legate insieme magistralmente. Adesso, ricostruiro il percorso al ritroso ma ritornero presto in questo luogo, al mio Aleph scrigno di molte emozioni
RispondiEliminaFelice di accoglierti qui Francesco.
EliminaE felice che le mie parole ti abbiano ispirato qualche interesse, o qualche piacere.
Spero di poterti ospitare ancora, perché ho imparato a conoscere la tua sensibilità e questa passione che condividiamo.
Un abbraccio
Marianna