«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 29 marzo 2014

Sorellanza ininterrotta



Amiche dilette, amici,

amara e triste ricorrenza per la mia memoria; come alcuni dei miei amici e lettori più fedeli ricordano, molto, troppo tempo fa - eppure mi pare ieri - mia sorella minore mi lasciò, per andarsene per la sua strada, all'improvviso, senza preavviso, e senza una spiegazione che mi potesse non dico far accettare, ma almeno aiutare a comprendere.
Avevamo avuto una infanzia e una prima giovinezza da unitissime, lei era stata per me amica, compagna, confidente, complice, tutto.
Certo, il disfacimento improvviso della nostra famiglia, avvenuto all'improvviso pochi mesi prima, aveva contribuito, e forse aveva scatenato il processo. E certo già allora, come per me oggi, le nostre menti erano fragili e indifese di fronte a quel cataclisma, ma io ero pronta a lottare, a proseguire il viaggio assieme a lei, la amavo, come ancora l'amo, e non avrei mai e poi mai nemmeno immaginato un qualche genere di vita senza di lei, accanto.
Se ne andò invece, e fu per sempre. Fu come una morte, che della morte per me aveva tutto, tranne la corruzione del corpo, e la possibilità di piangere per qualcosa di definitivo e irrimediabile.
Io infatti non l'accettai mai, rimasi per anni - e lo sono tutt'ora - in attesa di un ritorno, qualunque esso sia, che pure so essere impossibile. E questa attesa mi nutrì una speranza, e mi privò di quella via di umana accettazione che accompagna ogni "vera" morte di una persona molto amata. Il nostro codice genetico contiene la facoltà di "accettazione" della morte di chi amiamo, attraverso una lunga e dolorosa elaborazione che ci porta gradualmente ad abbandonare la casa comune e a imparare a procedere da soli. Con il tempo, il più delle volte il dolore si sposta nelle camere della memoria, e la vita prosegue. Se non accadesse così, per noi la vita stessa sarebbe intollerabile, destinata ad una atroce e continuamente rinnovata solitudine. Ciò che più ci spaura non è la fine della nostra esistenza, ma l'abbandono da parte di chi amiamo, di chi dà alla nostra esistenza un senso, un significato, una ragione d'essere. Con mia sorella non ho potuto mai avviare questo processo, e in qualche modo la sua scomparsa è come una morte che si rinnova giorno per giorno, incomprensibile, inaccettabile ed inaccettata.
Mi rimangono i ricordi, cui aggrapparmi, e una grande, immensa malinconia. Grazie al cielo mi è stata concessa questa capacità di esprimermi, che certo non lenisce la ferita, né tanto meno la rimargina, però mi aiuta a sentire ancora accanto a me la sua indispensabile presenza.

Condivido con voi, amiche mie care e amici gentili, questi pensieri, più che mai con amore.

M.P.






Sorellanza ininterrotta


Quanto ho viaggiato, con te, dimmi
sorella mia diletta? Quante sono
le gonne, e le vesti, e le paia di scarpe
che ci siamo scambiate
per sentirci parte una dell'altra?

Quanti pensieri, quanti misteri,
quanti sentieri abbiamo diviso,
quanti pianti, e quante gioie,
quanti bicchieri di vino rubino,
quanti giochi, e quanti baci, anche?

E quanta rabbia, piccola mia,
quanto disgusto alla menzogna
e al tradimento, e quanta audacia
nell'aggredire tutte sole il mondo,
e quanto patimento alle ferite subite

mai ricucite, e quanta perdizione
sfiorata, quanta disillusione
al momento di aprire il libro
delle nostre ingenue speranze
alla quotidiana esistenza.

Quanti sogni, quanti volti
hanno segnato i nostri passi,
quanti rimorsi hanno gravato

le nostre braccia. Per mille anni
ho letto sulle tue labbra i miei pensieri

per mille anni ancora ho veduto
nei tuoi occhi le mie speranze
e i miei inesprimibili terrori,
quante volte ho sentito
il tuo cuore pulsare con il mio

strette seno a seno per accoglierci
o per lasciarci andare
o per consolarci delle nostre colpe,
o delle nostre piaghe scoperte,
o per volerci soltanto un poco di bene.

Ho amato i tuoi capelli chiari,
così diversi dai miei troppo neri,
come una lupa ama la sua luna,
di cui sente scorrere come d'argento
il sangue nelle cavità del proprio cuore.

Vorrei vederti ancora una volta sola,
sfidare il vento sul ciglio della roccia,
vorrei rivedere per un istante ancora
le tue mani che serrano il pugno
rivelando l'indaco delle tue vene.

Vorrei ghermire quelle tue mani, vorrei
non lasciare che tu spieghi le tue ali
da airone bianco e mi lasci sola.
Non vorrei che mai ci accada
ciò che alla fine ci è accaduto.

Veglierò, te lo prometto cara,
veglierò sul tuo ritorno, notte a notte,
giorno a giorno, come veglia l'aquila
nel nido sulla cengia - folle di speranza -
il piccolo precipitato nell'abisso.



Marianna Piani
A Paoletta
Milano, 31 Dicembre 2013


2 commenti:

  1. Mari,
    Che tu ci creda o no, mi sono commosso.
    Non ho la lacrimuccia facile io...
    Introduzione e composizione sono una cosa sola.
    Quasi come bere un bicchiere d'acqua ghiacciata tutto d'un fiato.
    Non aggiungo altro qui, a livello pubblico.
    Ti faccio solo i complimenti per ciò che SEI.
    Se hai imparato un po' a conoscermi, capirai che un mio commento "breve" vale più di mille parole, essendo abituato a scrivere dei (quasi) poemi ogni volta.

    Ti abbraccio Mari, con tutto l'affetto possibile.

    Luca


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    Risposte
    1. Grazie, Luca, di cuore.

      Vedi come la vita brucia le nostre anime, desertificandola, e la scrittura a volte è come un aratro che ribalta le zolle, e le espone al sole, e al vento, e alla pioggia purificante del ricordo. Per rinvigorire un terreno isterilito, per dargli la possibilità di rigenerare.
      Noi rigeneriamo, infatti, stagione per stagione, ma certe perdite rimangono per sempre, come le pietre immerse nella terra, su cui anche la lama dell'aratro più robusto, se le colpisce, si spezza.

      Un abbraccio, da amica ad amico.

      Mari

      Elimina

Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.