«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

mercoledì 10 settembre 2014

Spettro mio caro


Amiche care, amici

Un piccolo retroscena attorno a questo mio quotidiano "lavoro" sui testi che mi permetto di pubblicare e di sottoporre, come si sarebbe detto un tempo, alla vostra benevolenza?

Come sapete, salvo occasioni eccezionali, non "pubblico" mai un qualsiasi testo poetico in prossimità della sua prima stesura. È un tempo che mi sono imposta per riuscire ad avvicinarmi a ciascuna delle mie composizioni in modo "oggettivo", lontano dall'emotività della "ispirazione" d'origine. Lo sento anche come un obbligo di rispetto nei vostri confronti, in modo da riprendere ogni testo con animo vergine - per quanto possibile - e poterlo rivedere con un occhio critico, come se non mi appartenesse, in un certo senso. Evitando per quanto possibile così di tediarvi con materiale troppo grezzo, o disarmonico, o confuso, arruffato. Inoltre questo mi permette di avere sempre a disposizione un cospicuo "serbatoio" di testi inediti cui attingere per onorare per quanto possibile il mio appuntamento bisettimanale su queste pagine virtuali.

Ad ogni modo, accade così che nell'arco di tempo in cui dura la "quarantena" (anche 4/5 mesi a volte) mi scordi non solo della ispirazione che ha fatto scaturire la scrittura,  ma della poesia stessa, quasi come se non l'avessi mai scritta.
Per questo, ogni volta che mi accingo ad aprire il mio archivio, per me è quasi una sorpresa, sono curiosa di vedere "a chi tocca" (io ho ordinato le mie composizioni in modo rigorosamente cronologico), tra le molte poesie "in attesa", e assieme ad essa ritorna a me un frammento della mia vita. Non sempre felice, no, non sempre sereno.


Ho scelto questa premessa per "sdrammatizzare" in qualche modo la composizione che mi accingo a proporvi, nata da uno dei miei momenti di smarrimento, appena dopo essere riuscita, con l'ausilio della chimica, a riprendere un qualche controllo sulla mia mente. Il ritorno insomma alle mie tematiche più sofferte, quelle per cui la scrittura è realmente una "necessità vitale", un mezzo per tentare di capire ciò che mi è incomprensibile.
La prima stesura (e forse anche quest'ultima, nonostante l'abbia emendata nei passaggi più aspri o dissestati) portava ancora i segni evidenti di questo squilibrio, nella sintassi dislessica, nel declamato eccessivo, nella ritmica irregolare e sincopata. E forse proprio questo in fondo è il suo pregio, se ce n'è uno, quello di esprimere anche nel corpo espressivo e formale del testo un invincibile disagio.
Da sempre per me una domanda: è la mia condizione un destino, da accettare, o una condanna, da rifiutare? È la mia mente una, unica, e quindi anche questi momenti di smarrimento ne fanno parte, come queste parole, o questa scrittura; oppure è scissa, del tutto, e dunque un'altra me stessa a momenti prende il sopravvento? E se ciò fosse, che accadrà se - o quando - questa Marianna avrà sopraffatto l'altra?

Grazie, amiche e amici, per la vostra cara e affettuosa attenzione, vi dedico questa piccola "ode", come sempre, con amore.

M.P.



Spettro mio caro


Spettro della mia mente, accanto a me
riposa, non fuggire nei prati, o nelle piazze
delle città disertate nella notte.

Spirito audace, anima senza pace,
afferrami salde le braccia,
perché io non cada
nei precipizi della ragione,
non lasciare che sopravvenga
la geometria dell'esistenza
e soffochi l'incendiarsi del sogno,
la catastrofe irrisolta, l'edificio mirabile
dell'invenzione liberata; e liberami, tu,
invece, da ogni gabbia efferata
di senso, consenso, e consolazione.

Mio inseparabile specchio,
specchio oggettivo, senza il lume
di una qualche ragione, sublime
riflesso della mia natura,
giungimi in soccorso ora,
prima ch'io rinsavisca alla luce -
come la fulgida neve
fonde e sublima in tenue vapore
risalendo luccicando a quel cielo
che l'ha svogliatamente concepita
e generata, in un soffio di gelo.

Non lasciarmi cadere tra le braccia
della guarigione, non ributtarmi addosso
la torpida coltre dell'ordine salutare.
Restami amico, compagno, sodale,
ribelle con la mia ribellione,
avido, insaziabile, vorace di fede,
di verità, di illusione,
non mi concedere preda ferita
al disincanto, vorace,
rimani, sempre, vigile, vergine,
puro, sempre al mio fianco.

. . .

Hanno discusso a lungo di me
gli Angeli di Misericordia e quelli
aureolati, i Giudicanti Alati, e i Santi,
e hanno discusso dei demoni insani
che mi abitano visceri e cuore:
questo spettro mio caro,
questo delirio di seta e di trina,
questa luce che m'acceca
e il buio che s'espande a dismisura:
è tutto questo destino, o condanna?
È questa la fiamma che mi alimenta?


Angeli, dispiegate l'ali contro il cobalto
dell'inaccessibile cielo, Santi, tendete la mano
salvifica al mio cuore: ma preservate v'imploro


questa mia cara luminosa impietosa follia!



Marianna Piani
Milano, 6 Maggio 2014

4 commenti:

  1. Forse le ore notturne possiedono la stessa capacità di "obbiettivizzare" la scrittura; certo il tuo metodo è molto diverso dal mio. Io scrivo di getto e correggo poco, mi capita di rileggere dopo tempo ciò che ho scritto ma, in genere, correggo solo qualche ripetizione o qualche grossolano errore di battitura, Il senso o il profumo della propria scrittura resta a testimonianza di un assoluto che non aveva altra scelta se non quella di esistere così.
    Io a differenza di te non ho mai "dimenticato" nemmeno un rigo della mia produzione...eppure andarlo a ripescare mi fa la medesima impressione di "nuovo" che provi tu.
    Non ho nemmeno il tuo ordine e la tua metodicità: ho scritto per decenni come un gesto fisiologico dettato da contesti familiari
    ( geografici forse?) un bisogno che si esprimeva così naturalmente come respirare. Il blog è stato solo il mezzo, uno dei tanti e probabilmente non il migliore per evidenziare tale necessità.
    Adesso ho deciso di chiudere, tutto quello che ho scritto in anni e anni, tutta la mia linfa vitale la sto spalmando su alcuni spazi, uno è questo da cui ti commento.
    Lo spettro esiste, è in te, ti muove anche se tu credi di cavalcarlo con lucido dominio: lo spettro è in certi passaggi "liberatori" come questo "Hanno discusso a lungo di me
    gli Angeli di Misericordia e quelli
    aureolati, i Giudicanti Alati, e i Santi,
    e hanno discusso dei demoni insani
    che mi abitano visceri e cuore:
    questo spettro mio caro,
    questo delirio di seta e di trina,
    questa luce che m'acceca
    e il buio che s'espande a dismisura:
    è tutto questo destino, o condanna?
    È questa la fiamma che mi alimenta?"
    Lo spettro penso che sia la tua libertà interiore e la tremenda trasgressività che la scrittura libera possiede, essa usa sintassi e termini in modo sorprendente...è questa la meraviglia che provi. La consapevolezza di aver guardato dentro l'abisso e di averlo raccontato. Perdona la prolissità del commento.la notte spesso gioca brutti scherzi.

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    1. Caro Enzo,

      non prendermi per più ordinata e "metodica" di quanto non sia. Vi sono due fasi, sempre: l'atto della scrittura, e quello della (qualunque mezzo si usi) pubblicazione.
      La scrittura è la creazione, la pubblicazione, vale a dire l'atto di spillare il nostro foglio sul tronco d'un albero, nella pubblica piazza, a disposizione di chiunque passi e se ne interessi, quella è la realizzazione.

      L'atto della creazione, quello è intimo e audace, non segue un metodo, o una logica purchessia, non può farlo, senza snaturarsi. Io scrivo di getto, come te, a volte invece ci metto giorni a completare una composizione. In ogni caso è quella che tu chiami - come me - la "necessità" a dettare legge. Si scrive ciò che si deve. Semplicemente. Perché è necessario.

      Poi vi è il momento della pubblicazione. Io - pur essendo una dilettante pura - scrivo per la pubblicazione. Per me la scrittura ha senso solo in quanto raggiunge qualcuno. Così come - io sono una donna - acquisto indosso un abito bello, in cui mi sento me stessa, ma lo faccio per uscire, per essere vista.
      Ebbene, allora sento la necessità della cura, del giudicare per prima cosa se una scrittura è "degna" della pubblicazione. Io sono una scrittrice compulsiva, torrenziale, e molto di ciò che scrivo non è tale da meritare di essere fissato all'albero della memoria. Si tratta in gran parte di qualcosa di simile ai ghirigori che uno traccia mentre telefona. Ciò che invece è "degno", e necessario, io sento il bisogno di sistemarlo, come si fa quando (io sono una illustratrice e grafica, di professione) si ripassa in china il primo bozzetto a matita.
      Ma naturalmente ogni "metodo" è strettamente personale, l'importante non è il metodo, in Arte, se mai la disciplina, da cui scaturisce ciò che infine conta: il Risultato.

      Oh... Vorrei dialogare ancora a lungo con te, ma il "lavoro" chiama con perentoria grazia. Spero di risentirti ancora, mio notturno amico e scrittore. Presto...

      Un abbraccio

      Marianna

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  2. Impietosa follia... bella visione senza la quale è imprudente vivere
    Versi superbi, che arrivano decisi fra le pieghe del mio sentire.

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    1. Cara amica, dal nickname simpaticamente trasgressivo: ma posso crederti?
      Ma sì, io tendenzialmente adoro le streghe, e quelle bugiarde in particolare, perché, sapete, le bugie loro proprio non le sanno dire.

      Ti ringrazio, le tue parole aggiungono senso al mio pensiero:
      è vero, senza una (cara) impietosa follia è "imprudente vivere". Bellissima espressione.

      Il dialogo tra scrittore e lettore (più ancora, tra scrittrice e lettrice) è sempre di reciproco arricchimento. Noi da lettori diamo sempre un senso e un motivo d'essere ai testi che leggiamo, e questo è il miracolo della scrittura.

      Grazie per esserci, ti prego, se puoi e se vuoi, torna a trovarmi!

      Marianna

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Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.