Amiche care, amici,
la leggerezza, nella intenzione descritta da Italo Calvino nelle sue ben note (ma mai abbastanza comprese, secondo me) "Lezioni Americane", ben lontana da essere sinonimo di "facilità", è invece una conquista di grande impegno e che richiede un grande lavoro di concentrazione e di distillazione dell'essenziale, sfrondato da ogni appendice, da ogni inutile abbellimento.
La leggerezza è fondamentale in poesia, qualunque sia l'argomento d'ispirazione, perché la poesia altro non è che la massima concentrazione in parola della percezione sensibile della vita.
La leggerezza non è un gioco, eppure appare, deve apparire come un gioco, e chiunque si cimenti nella scrittura in versi, come me, deve fare i conti con questa dimensione, che è la dimensione minima della lingua e del canto.
La leggerezza è per definizione libera dal gravame del "letterario", e si avvicina invece all'esperienza viva del lettore, alla sua vera carnalità, alla sua più autentica umanità.
Ls poesia è un gioco, nel senso serissimo che intendono i bambini.
Amiche dilette, amici, vi lascio come di consueto alla lettura, con amore.
M.P.
Il rosso, il verde, il blu e il nero
La vampa d'estate inonda il mio corpo
e il cuore assetato, senza preavviso:
nuda, assorta, indifesa, mi apro e assorbo
ogni goccia di gioia del tuo viso
e ogni malinconico riflesso
del tuo raro illuminato sorriso.
Suo è il fuoco che si sprigiona, il rosso
vulcano, il verde del prato, commosso.
Tua tutta la luce del cielo, l' azzurro
profondo del mare e del cielo più puro.
Nere sono le mie pupille, sperdute
tra oceani e praterie sognate.
Il mio cuore in quest'amarti è spezzato
tra vita e destino, tra libido e fato.
Marianna Piani
Milano, 21 Luglio 2016
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