«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

domenica 9 marzo 2014

Il Mare d'inverno - I


Amiche dilette, amici,

eccomi al rientro, dopo una assenza obbligata, non del tutto piacevole, ancora piuttosto stanca e frastornata devo dire.
Mi pare di essere rimasta lontana da voi per un millennio, eppure si tratta di pochi giorni. Mi sembra perfino che sia mutata la stagione, complice l'atmosfera quasi primaverile di oggi a Milano. Mi sono svegliata - cosa per me del tutto inconsueta, essendo io mattinierissima - alle undici e venti.
Mi siete mancati molto, e moltissimo mi è mancata la scrittura. Per la prima volta nel corso di uno di questi miei frequenti esili l'isolamento e il trattamento cui mi sono sottoposta mi ha impedito di scrivere anche una sola riga, un solo verso. Non si è trattato di nulla di doloroso, dal punto di vista fisico, ma ho sofferto parecchio proprio di queste deprivazioni: la mia linea di comunicazione con voi, e con chiunque (Internet in generale mi era irraggiungibile per la mancanza di collegamenti accessibili) interrotta, e l'impossibilità di scrivere. Non che non avrei potuto farlo, un taccuino e una penna sarebbe stata sufficiente, ma la mia mente era stata del tutto estraniata. Potevo pensare, e ritrovare la mia libertà nel pensiero, ma non ero in grado di mettere giù una sola riga che fosse intelligibile.
Ad ogni modo basta, ormai è finito tutto, riprendo pian piano possesso della mia vita, e soprattutto riprendo il contatto con voi, sperando di ritrovarvi.

Nel lasciarvi - se rammentate - vi avevo promesso di iniziare al mio rientro a pubblicare qui un piccolo "ciclo" dedicato alla mia città d'origine.
Poco prima della fine dell'anno vi feci uno dei miei brevi viaggi ricorrenti, ospite di una delle poche amiche che mi sono rimaste in quei luoghi, frequentati fino all'adolescenza e poi abbandonati, dopo lo sfaldamento della mia famiglia.
Si trattò di pochi giorni, di cui avete già avuto traccia nella mia lirica precedente "Parlare del mare d'inverno" che potrebbe fare da "prologo" al corpo principale di questo piccolo ciclo poetico. E proprio per questo ho pensato di intitolare il ciclo appunto così, "Il mare d'inverno".

Sentivo il bisogno di ritrarre la mia città, ma volevo ritrarla da una prospettiva che potesse restituirne l'atmosfera molto particolare, una delle caratteristiche più salienti di questo piccolo centro di commercio e cultura, sviluppatosi in modo del tutto originale in un incrocio originalissimo di geografia, storia e etnia.
Io credo che Trieste sia forse la città più "letteraria" del nostro Paese, così come Roma è la più monumentale, Firenze la più pittorica, Venezia la più musicale, Napoli la più teatrale, Vicenza la più architettonica (semplificando, beninteso, fino a un livello di "solgan")
Trieste non ha un aspetto architettonico paragonabile a quasi ogni città Italiana, pare più una città Europea in questo senso, con una logica urbanistica della giustapposizione e del patchwork, molto moderna, ma senza una vera organicità. Il "collante" che tiene insieme scorci e vedute (peraltro di grande bellezza e nobiltà) è quasi esclusivamente letterario, e lo si trova nelle pagine che nel corso specialmente del novecento la hanno descritta e incarnata, da Svevo a Magris.
Per questo, quando mi sono messa dietro al cavalletto con l'intenzione di "portarmi a casa" qualche paesaggio, qualche veduta a colpo di pennello, ho deciso di procedere in modo sghembo, indiretto, cercando di figurare le prospettive, le immagini e i colori (e anche i suoni, le luci, i caratteri, le persone) attraverso gli occhi di alcuni degli Autori che di quelle terre si sono occupati, o che sono vissuti immersi in quella luce, accanto a quel mare.
Aggiungo solo, per cercare di farvi comprendere meglio, che quel mare ha una voce del tutto particolare, unica, e per chi come me è nato sulla sua riva si tratta di una voce assolutamente riconoscibile ed inconfondibile.
Così come riconoscibile e inconfondibile è la voce dei Poeti di queste terre.

Se permettete, condivido con voi questo viaggio, sperando che possa incuriosirvi, interessarvi, o intenerirvi. Come sempre per voi, con amore

M.P.





Il Mare d'inverno
 (cinque vedute di città)

(Trieste - Il Canale, da Ponte Rosso)




I

Joyce


Forse cento volte transitò su questo ponte
il poeta del viaggio dall'anima all'Uomo.
Forse cento volte osservò distratto le barche
che s'azzuffano ancora scosse dal vento forte
e forse il suo sguardo si posò cento volte
sul volto fiero della ragazza che traversa
ora in fretta la piazza, sulle agili caviglie.

Quanto son belle e ardite, forse pensava allora,
le caviglie di queste donne, così snelle, ma salde,
come colonne tornite nel marmo, puntelli di grazia,
e com'è affascinante il loro passo,
quand'è sicuro, eretto, scandito dal suono deciso
del tacco sul selciato. Forse, seguendo quel passo
egli fantasticava di possederne, un giorno, il corpo.

Forse cento volte acquistò un soldo di castagne
roventi al carretto fermo al capo della piazza,
prima di svoltare nella via, verso il portale
sorvegliato da angioli liberty anneriti dai fumi
della città, e ogni volta aveva indugiato titubando
ai gradini dell'entrata, non sapendo decidersi
se varcare la soglia tra l'amore promesso

e il compromesso. Si girava allora un istante ancora
col pretesto di sbucciare un frutto annerito, e restava
ad ammirare e invidiare la libertà incosciente d'un piccione
che si lanciava ad ali chiuse a capofitto dalla cornice
del tetto per piombare veemente sulla compagna in attesa.
Perché un poeta, alla cui genìa sapeva di appartenere,
doveva perdere ore di vita e di voli, per la sua pena?

La ragazza intanto, e la sua gloriosa gonna fluttuante,
si allontanava nella via verso il tempio, dove terminava
il luccicare del Canale, e si infilava in un uscio nero
dalle grate di ferro brunito. E fu perduta per sempre.
Intanto nei viali si attizzavano i lumi, per accogliere
la notte che s'avvicinava, e il mare, poco lontano,
mormorava il suo svagato pensiero, nel respiro della marea:

La città era la donna, e il vento le sollevava la gonna.
Il suo volto era quello pallido e duro del Castello,
la sua voce e il canto erano le campane che scompigliavano
gli stormi dei gabbiani, come le chiome chiare agitate,
liberate in quel vento, e il suo sguardo blu cielo
era la luce del faro, a sentinella dell'intera baia d'argento.

Il portone si chiuse infine alle sue spalle con un tonfo d'ottone,
il poeta, con le sue visioni al fianco, salì solitario le scale.



Marianna Piani
Trieste, 15 Dicembre 2013

3 commenti:

  1. Cara Marianna,
    Lo sapevo !
    Sapevo non avresti resistito e, nonostante le tue parole – “non so quando tornerò” – saresti tornata presto, anzi, prestissimo, a pubblicare qualcosa sul tuo amatissimo blog.
    Come ti avevo scritto, ho sentito molto la tua mancanza, nonché la mancanza delle tue pubblicazioni, in quanto ormai sono diventate per me una sorta di “vizio”.
    L’introduzione, come sempre abbastanza introspettiva, stavolta è più corposa del solito, come è ovvio che sia, ed è essenziale :
    Mediante essa, prendi per mano il lettore in questo nuovo “viaggio” dedicato alla tua città natale.
    Città bellissima, tra l’altro, vedendo le immagini : quanto prima la visiterò.
    Per quanto riguarda la composizione, sai già come la penso.
    Sai quanto amo questi tuoi “quadretti”.
    Bentornata Marianna !
    Ripeto, Mi (e Ci) sei mancata. Moltissimo.
    Un abbraccio pieno di affetto e felicità,
    Luca.

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  2. Caro Luca,

    com'è bello ritrovare le persone che come te esprimono affetto e stima per me, ad aspettarmi.
    Com'è dolce e rassicurante scoprire che con l'anima di alcune persone si crea un legame, tenue, ma solido, e sapere che queste persone, pur immerse nel loro quotidiano, nelle loro preoccupazioni, nelle loro vita, non ci hanno dimenticate.
    La scrittura serve esattamente a questo: fissare la memoria. Così come il bagno chimico fissa le tracce delle immagini sulla carta fotografica.
    Ma le immagini si creano e ricreano soltanto nella mente, e per questo chi scrive trova soltanto in chi legge la prova della propria esistenza. E della propria significanza.

    Grazie Luca, rimanimi accanto, se puoi, in questo breve viaggio sentimentale...

    Con affetto

    Marianna

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  3. Marianna, parto dal fondo :
    Ti rimarrò accanto, questo è poco ma sicuro.
    Te l’ho già detto tante volte, non devi dubitare di me !
    Non so che viso tu abbia, non ci conosciamo di persona.
    Hai (quasi) il doppio dei miei anni.
    …Perché ti scrivo questo ?
    Per mettere in evidenza il fatto che non ci sono interessi “personali “tra noi.
    Inizialmente, venivo qui solo ed esclusivamente per leggere le tue composizioni, in tutta onestà.
    Ora, vengo qui anche perché ho capito che sei una persona onesta e limpida.
    Almeno, io percepisco questo. Sei sempre stata diretta e sincera con me.
    Di conseguenza, non avremo mai alcun tipo di problema.
    O comunque, non avremo mai alcuna discussione che mi porti a decidere di non rimanerti accanto.
    Poco ma sicuro.
    Io ho problemi solo con le persone bugiarde e con quelle che si credono troppo furbe.
    Per quanto riguarda il “quotidiano “ di ognuno di noi, anche in questo caso, non c’è problema !
    Io sono un ragazzo “generoso”.
    Non è un peso e neppure un impegno gravoso per me seguirti nell’avventura da te intrapresa mediante le pagine di questo blog.
    Anzi, è un piacere, un onore.
    Come ti ho sempre detto - ma te lo ribadisco una volta di più - ogni volta in cui passo di qui, “prendo” qualcosa.
    Non vado MAI via a mani vuote.
    Quindi, stai tranquilla, Marianna !
    Un abbraccio,
    Luca.

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Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.