«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
martedì 30 luglio 2013
Sette giorni
Amiche dilette, amici, dopo una breve pausa riprendo questo per me prezioso ed irrinunciabile dialogo con voi.
Come qualcuno di voi sa, mi sono assentata perché ho dovuto sottopormi a controlli e cure con un breve ricovero in una Clinica. E per non usare perifrasi o equivoci, si trattava di una Clinica per infermità mentali.
Oh, non sono, o almeno non lo sono ancora, in condizione di dover essere ricoverata per un lungo periodo. La mia infermità è leggera e - a quanto pare - controllabile. Sempre che io accetti una regolare assunzione di farmaci psicoattivi per sostenere la mia coscienza ballerina.
Vi assicuro, in tutto questo non vi è nulla di attraente, o di "romantico": in Clinica ho già soggiornato più volte, per periodi diversi, e non è una novità per me, tuttavia non riesco mai ad abituarmi a ciò che provo, sia per il trattamento cui i medici mi sottopongono, sia per la vista di altri malati e di quanto una mente umana può essere distorta, oscurata, incomprensibile.
In più questa volta mi hanno precisato una diagnosi che finora era ancora non del tutto certa e confermata. A saperlo, fa un po' paura, ma mi hanno rassicurato - e nello stesso tempo tolte le illusioni, il che è sempre bene: da questa cosa non si esce, ma la si può contenere, controllare. Ci si può convivere, insomma. Alleluja…
Ho titubato molto prima di decidermi a pubblicare questa composizione, perché discende nel profondo delle mie sensazioni di disorientamento, di abbandono e solitudine, ma sento il bisogno di rendervene partecipi. Poiché questo, sappiate, questo prodotto di intelletto e ragione e follia rimescolato dagli effetti della chimica, questa roba qui, sono io.
Ho composto questi versi durante la "detenzione", chiamiamola così, in modo discontinuo, interrotta di continuo, spinta non da una cosiddetta "ispirazione", ma da una necessità violenta di esprimere parole, nel silenzio incomunicabile in cui ero immersa. Potranno forse sembrare frammentari, inorganici, anzi lo sono, certo lontani da quella che è una delle poche mie doti, la fluidità dell'eloquio, ma perdonatemi. Pensateli un poco come graffiti tracciati sui muri della cella, in attesa che il tempo trascorresse. È incredibile quanto lentamente si consuma il tempo quando si è costretti…
Amiche dilette, e amici, accettate questo mio messaggio, lanciato a voi, con rinnovato amore.
M.P.
Sette giorni
Ebbene, pazza, sono pazza.
Ufficialmente. Quattro giudici in bianco
hanno marcato la sentenza, sulla cartella:
il mio nome seguito da una fila di parole
che sembrano versi ermetici senza senso.
Gli ermetici non li amo punto, quindi
non ripeto, qui, quelle parole, mi basta
la nomea di pazza, che mi ha condotta
fin dentro queste mura odorose di etere
a fronteggiare viso a viso il mio furore.
Notti e notti trascorse a dissertare sola
con le ombre inconsistenti, oppure a sprofondare
in deliri senza voce se non lo strepito inarticolato
dell'inspiegabile dolore. In fronte a tutto questo
cos'è una fiala di veleno, una capsula, che tramortisce,
che risucchia ogni arbitrio, ogni volere?
Mille volte meno disumano questo stordimento,
trovare per qualche ora o un istante appena quiete
sopra un guanciale privo di sogni, o di visioni,
morire per qualche istante, per rivivere domani.
Si sgretolano i pezzi della mia coscienza,
come schegge da una pietra, e io ci provo
poi a raccogliere dal suolo questi frammenti
per ricomporli come tessere di un mosaico
strappato dall'abbraccio un sisma disastroso.
Ci provo, ma sfuggono di mano, si perdono
sul fondo del canalone: il mio lavorio esausto
lascerà una pioggia di lacune, non potrà
mai più ricreare intero l'azzurro del mio mare
né il prezioso oro antico del mio caro cielo.
A che vita, voi - dite - mi restituite?
Sarà una vita come tante, ora, confortata
dal bene degli affetti, dolce, appagata,
come un rivolo cristallino che dall'incontaminato
scende a valle, fino al mare, per morirvi?
Oppure una vita senza rotta e senza pregio,
com'è ora o forse peggio, una vita
regolata dalle dosi dei veleni, goccia
dopo goccia, che mi detteranno sogni
ad occhi aperti e deliri nelle notti bianche?
Gli stregoni hanno somministrato le loro pozioni
assieme al loro distaccato sguardo di commiserazione:
sarò salva ancora! Ma per quanto? Un mese? Due?
Un anno? E salva da che cosa? Da chi? Da quali spettri?
Dalla deriva della mia lancia sfasciata, tra le onde?
Alla fine, tutto è bianco, qui, come spuma d'onda:
bianchi i camici, i muri, il soffitto che mi sovrasta,
i volti delle vicine, la mia fronte piana, è bianca,
ed è bianca la notte, vuota, senza storia, né ragione
o memoria. Bianca vuota la mia mente, resa savia
dal decreto del collegio di dotti in bianco,
che mi rilascia ora nuda e sola al mondo.
La libertà ha valore, comunque avvenga!
La dote del pensiero ha un prezzo,
un viatico di lacrime da saldare, perennemente.
Non v'è amore, non v'è affetto, né devozione
che possa vincere questa lotta.
Non so, e non saprò mai se le parole, i versi,
mi scaturiranno da molecole complesse
oppure dal mio logorato appannato intelletto.
Sei giorni e sei notti perdute alla vita, abbandonate
al sonno, all'oscurità confortevole del nulla, al deserto
della mente, alla deriva della coscienza, al canto
delle sirene dell'oblio e della stanchezza. Sei giorni.
Al settimo, fu la luce...
Marianna Piani
Milano, 27 Luglio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
La luce torna sempre tesoro...pazza ma de che?? Se la tua è pazzia allora sono pazza pure io! Un abbraccio con tutto il mio affetto
RispondiElimina