«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 18 gennaio 2014

Una tartaruga d'acqua



Amiche care e amici,
eccomi a raccontare una fiaba…


Per la verità, no, non è esattamente così, diciamo piuttosto a raccontare un piccolo apologo, che m'è nato spontaneo durante una mia recente visita alla mia città natale, Trieste: durante una passeggiata avevo constatato lo stato di mascherato abbandono e deperimento in cui si trovano certe aree - in questo caso particolare il bellissimo Parco di Miramare - in cui ero solita giocare, da bambina.

Esisteva ai tempi un piccolo laghetto, nel cuore del parco, accanto alla darsena da cui salpò Massimiliano per andare a farsi ammazzare nel lontanissimo Messico (da cui anche il celebre dipinto di Édouard Manet). Qui veniva allevata una piccola colonia di cigni - bianchi ed alcuni neri, piuttosto wagneriani, ma siamo nel posto giusto - ed io bambina, accompagnata da papà, venivo di frequente alla domenica prima del pranzo, nelle belle giornate autunnali o primaverili, e distribuivo qualche bocconcino di pane raffermo che trafugavo in cucina a queste nobili creature che - per l'occasione - dimenticavano ogni dignità per azzuffarsi tra loro come se non avessero mai mangiato nulla in vita loro...

Per la verità, scusate, il laghetto in quanto tale esiste ancora, ma non esistono più i cigni - almeno io non li ho più visti -  sostituiti da qualche sparuta anatrella, versione proletaria e assai più alla mano dei grandi e solenni uccelli acquatici. Ma ciò che mi colpì fu di vedere, nell'acqua ormai tutt'altro che limpida, vagare una piccola testuggine, immagino di quelle che si vendono piccoline nei minizoo per essere torturate da qualche bambino viziato (poverine), piuttosto cresciuta e probabilmente abbandonata qui con crudeltà dal proprietario.


La visione di questo mite ed enigmatico animale, apparentemente così indifferente alla propria sorte, mi ha dettato alcuni pensieri, che qui voglio condividere con voi, amiche dilette e amici, come di consueto, con amore.

M.P.




Una tartaruga d'acqua


I giardini precipitano con studiata voluttà
verso il mare, verdi, accolti da una candida
teoria di scogli, arcuata, come la mandibola
d'un immane squalo bianco.

Questo è ciò che vede il viandante da lontano,
giungendo all'insenatura a bordo del suo battello,
oppure spingendo lo sguardo tra le macchie
di pini e querce, dalla rocca di Duino.

Da vicino, affiorano segni di un abbandono amaro:
le aiuole, un tempo rigogliose, paiono uccelli

ad ali aperte, dal piumaggio cotto al salso sole.
I gradini che calano al litorale a salti

sono ossa frantumate, che cedono a ogni passo,
gemendo sotto i piedi, digrignando tra di loro.
Il sognante laghetto che fu un tempo, è deserto,
l'acqua motosa ingombra di foglie morte, e di detriti.

Solo una tartaruga d'acqua si aggira rollando quieta
senza comprensibile intenzione, come un enigma,
appena sotto la superficie nera, increspandola piano.
Forse parla, o canta, alle alghe marcescenti

immaginando che sian ninfee. Forse sogna
il mare aperto, irraggiungibile, eppure così vicino
da poterne udire la risacca, nelle notti senza vento.
A ogni onda, risponde lo scampanellio di cento valve

sulla spiaggia di ghiaia e sassi. Così belle, così preziose:
gusci vuoti, spoglie di una vita in forma di gioielli e di ghinee.
La bizzarra sirena bruna, imprigionata nello stagno,
ha rinunciato a fuggire da immemorato tempo.

Il robusto carapace verde, umbonato, ricoperto
di muschi e alghe, la protegge dagli strali e dai morsi
dell'amore e dell'abbandono. E un poco forse anche dall'offesa
del trascorrere del tempo; nuota nell'acqua gelata ora  -


lenta - senza riposo.



Marianna Piani
Milano, 1 Novembre 2013

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