Amiche dilette, amici cari,
Dopo le note di ieri in omaggio a Rosanna Marani, questa mia pubblicazione di oggi, oltre ad essere un po' come una fragile topina in confronto a una leonessa, pare esserne come una diretta continuazione, d'ispirazione, dal momento che tratta di un argomento analogo a uno di quelli trattati ieri, anche se con un'ottica leggermente diversa.
E invece si tratta di una pura coincidenza, dal momento che la scrissi qualche mese fa, e che - se un po' già conoscete il mio metodo della "quarantena" lo sapete - oggi "toccava" a lei, per così dire.
Quanto siano importanti per me i libri, chi mi segue lo sa bene: la loro tattilità, la loro concretezza, la loro durevolezza, come oggetti, sì… Qualcuno mi ha obiettato che il "supporto" non conta, che l'importante è il contenuto. Ma - a parte tutte le altre considerazioni, socioeconomiche, di mercato, di costume, tecnologiche ecc. - pensate al miracolo autentico che è un libro "vero": questo miracolo di trasmutare in "materia" il pensiero, e di renderlo solido, tridimensionale, concreto, maneggiabile, annotabile, consumabile nel senso buono del termine. Il pensiero da frutto astratto del nostro ingegno, si trasmuta in qualcosa di palpabile, di durevole, di usufruibile direttamente ("analogicamente") senza l'interposizione di un "aggeggio", di un "sistema operativo", di un codice unico condiviso - la scrittura e la lingua - senza sovrapposizioni di un ulteriore codice criptato, del tutto al di fuori del nostro controllo.
È vero, siamo, per dirla con Walter Benjamin, nell'era della riproducibilità tecnica dell'Opera ("Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit"), ma come potremmo mai immaginare un mondo tutto di "riproduzioni", dove vi fossero mille, milioni di riproduzioni fotografica del "Bacchino Malato" di Caravaggio, o del'"Amore e Psiche" del Canova, ma non vi fosse più, da qualche parte, l'originale, l'autentico quadro, la tela, le sue incrostazioni di colore, il marmo che da vicino, e a sfiorarlo con la mano, appare fredda pietra, e a pochi passi di distanza ci appare pelle viva, bollente per l'impeto d'amore. E se vogliamo - sì, è vero, dobbiamo "scomodarci", assumerci l'onere di muoverci dal nostro quotidiano - possiamo sempre recarci a Roma, oppure al Louvre, e vivere direttamente queste sensazioni, queste emozioni, del tutto estranee alla "fredda" e puramente conoscitiva esperienza della riproduzione, qualunque sia. E il libro è qualcosa di straordinario, in questo: esso è la "riproduzione" - in quanto è la copia di una tiratura, di un multiplo - ma è anche l'originale, abbiamo la fortuna di avere l'originale dell'opera nelle nostra mani, per 20 euro... Non è poco!
Mi si dice, amo i libri, ma è così "comodo" averne dieci, cento, mille in un aggeggio di pochi grammi, da portare sempre con sé… Ma perché diavolo dovremmo farlo? Leggiamo cento libri in un viaggio? Ne abbiamo veramente bisogno? Le persone viaggiano il mondo da millenni, e la Cultura si è evoluta e sviluppata comunque. Perché non dovremmo sopportare il peso di qualche volume da portare con noi? Siamo veramente giunti così in là nella nostra ignavia intellettuale?
Ciò che dà una pagina di un libro, un libro vero, nessun altro "mezzo" o "supporto" lo può dare. Non c'è nulla di innovativo o costruttivo in un aggeggio tipo Kindle - a differenza che in altri strumenti della tecnologia attuale - è solo il risultato di uno dei più scoperti meccanismi di consumo da "bisogno indotto" che la storia del capitalismo ricordi.
Mi si obietterà che io stessa, qui, in questo momento, mi esprimo in un sovracodice digitale; ma questa è tutt'altra cosa: questo, il Blog, come alcuni "social", è un mezzo di espressione, autonomo, con suoi codici e forme, ed è un portato positivo e costruttivo della tecnologia; ma "sa" di essere effimero, e non pretende di scimmiottare ciò che non è, e non potrà mai essere. Le mie composizioni sono come canzoni cantate sotto la doccia, destinate a svanire nel nulla in breve tempo, e sono perfettamente cosciente che tutto questo potrebbe acquistare la dignità di una vera "opera" soltanto nel momento decidessi valesse abbastanza da meritare di trovare spazio su una pagina a stampa, in un vero libro…
Scusatemi la "tirannia" piuttosto lunga, amiche care, e amici pazienti, voi sapete che non è mio costume savonaroleggiare, ma questo è uno dei "temi forti e irrinunciabli" della mia esistenza, uno di quelli per cui mi sentirei di sacrificare anche la vita stessa, se occorresse.
Dedico quindi questa "pagina" alla vostra comprensione e al vostro affetto, come sempre, con amore.
M.P.
Pagine
I fogli sono le foglie libere
del nostro sapere,
che s'accresce come un olmo
dalle radici capaci
di sgretolare la roccia viva.
I fogli che con emozione
sfogliamo sono i petali agitati
del pensiero vero del mondo,
il profumo e il fruscio loro
sono il canto e il respiro
della Storia Vera della Terra.
Il peso che grava
tra le nostre mani
è il retaggio di millenni
di giustizia e di ingiustizia,
di eroismo e di nequizia,
di amore e di perdono
e d'intollerabili crudeltà.
Le lettere d'inchiostro
sono stelle di coscienza
sfarinate sopra cieli
di carta, pietra, o pergamena,
le parole sono
costellazioni di conoscenza,
raggrumate in paragrafi
di senso ed emozione.
Pagine, e pagine,
depositate nel mio cuore
strati e strati di memoria,
giacimenti di speranza
sedimenti di dolore.
Figure, miti, storie,
vite, respiri, affanni,
anni, e anni e nomi.
Nomi di persone,
di istanti, di illusioni.
Pagine, come mattoni
del mio edificare il tempo.
Senza di esse, morirei nel gelo
d'un inverno senza sole,
senza luna, senza stelle.
Marianna Piani
Milano, 9 Ottobre 2013
A modo tuo , dolcemente , sei una leonessa; non proteggi cuccioli ma strenuamente difendi sentimenti senza i quali saremmo nulla .
RispondiEliminaOh, cara, ma che bello questo commento: in pochissime parole riesci a dire tutto di me. Hai ragione, in certi casi mi sento leonessa, come dici tu. Non ho cuccioli, purtroppo, né mai potrò averne, ma difendo ciò in cui credo!
EliminaUn abbraccio
Marianna