«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

sabato 14 gennaio 2017

Risalire


Amiche care, amici,

la giovinezza si perde, al di là dei luoghi comuni, probabilmente quando perdiamo quel senso di immortalità che tutte/i abbiamo provato, nei primi anni della nostra esistenza. No, non eravamo a nostro agio con noi stesse, e probabilmente non ci sentivamo affatto felici, e non pensavamo che la nostra condizione di ragazze (e probabilmente questo vale anche per i ragazzi) fosse in qualche modo privilegiata, di fronte a un mondo adulto che in gran parte non comprendevamo, esattamente come non ci sentivamo da esso comprese, e che probabilmente detestavamo. Davanti allo specchio quasi tutte noi - qui mi riferisco piuttosto a noi ragazze - non riconoscevamo la nostra bellezza, illuminata da questa nostra età dell'oro, invece ci sentivamo inadeguate, sgraziate, troppo piccole, o troppo alte, troppo magre, o troppo grasse. Però il nostro corpo e il nostro spirito sembravano capaci di qualsiasi prodezza, sentivamo di poter aspirare a qualsiasi obbiettivo, per quanto irraggiungibile potesse sembrare. E il tempo era solo una misura convenzionale che cadenzava la nostra giornata, non aveva alcuna incidenza su di noi. Valeva l'adesso, il momento, non ci preoccupava, se non vagamente, un domani che pensavamo non ci avrebbe mai cambiato. Ecco, il mondo mutava attorno a noi, questo lo vedevamo, ma pensavamo che saremmo state sempre ssaldamente "noi", quindi non temevamo il tempo, lo ignoravamo.
A un certo momento della nostra esistenza tutte noi, superata questa breve età dell'oro che credavamo eterna, abbiamo conosciuto il significato della parola illusione, e abbiamo per la prima volta compreso davvero la unicità del tempo, e il suo incidere sulla nostra vita, la sua direzione unica ed irreversibile. Quello è il momento, indipendentemente da ogni altro evento, in cui abbiamo lasciato (o lasceremo, se siamo ancora al di qua del guado) la giovinezza. Per sempre.


Il "risalire" di questa lirica non è altro che la raffigurazione di questo tragitto, lungo il crinale del Tempo, alla ricerca, destinata a durare per l'intera vita, di una riappacificazione con esso. Una salita lunga, spesso disagevole, costellata di piccole conquiste e grandi disillusioni, verso una meta che non sapremo mai di aver raggiunto se non nell'istante in cui la raggiungeremo.

Condivido con voi queste riflessioni, amiche dilette e amici, come sempre, con amore


M.P.






Risalire


Risalgo i pigri dorsi delle colline
redente da un breve sole che appare
e poi si cela dietro nuvole dense.

Quasi concreta materia le loro
volute di gesso e stucco grigio e bianco.
Risalgo, dietro il tempo, passo passo.

Risalgo, e la fatica che a lungo andare
si fa sentire, rende grevi le gambe,
come se mi muovessi dentro un mare.

E ripenso ai giorni, alle ore trascorse
a guardare le onde che da lontano
mi venivano incontro, recando in dono

tesori strappati dalle correnti
e gettati a riva come cetacei
resi folli, e poi esausti, e poi morenti.

Non m'importava, anzi non scorgevo, allora,
alcun fondo, e alcuna morte, io stessa
mi sentivo quale quelle dee alate

che proteggono gli abissi: immortale.
E il mio giovane corpo, ebbro di bellezza,
era pronto a ogni impresa, a ogni illusione.

Ma ora sono qui, su questa grave china
che risalgo, e ormai anelo, anziché temere,
la meta che gradualmente si avvicina.

Nel cammino, tuttavia, guardo il cielo
puro che mi sovrasta, e sotto me
la stesa della valle, i villaggi, i campi,

e la vena luccicante tra gli abeti
di quel fiume che ho a lungo accarezzato
invidiando la sua corsa appassionata

e certa alla sua meta predestinata.
E, nel fondo, proprio al colmo della valle
la luce sfolgorante di quel lago amato,

che ho lasciato: già ormai troppo lontano.



Marianna Piani
Milano, 26 Aprile 2016
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