Amiche care, amici,
o meglio, in questo caso in particolare le amiche, che forse mi comprenderanno: non l'ho mai nascosto, ho una passione, del tutto futile, e anche — devo ammetterlo — un po' costosa (come ogni droga che si rispetti): sono una shoe addicted, e come ogni drogata di scarpe che si rispetti, adoro non tanto acquistare, possedere, ma proprio indossare ogni tipo e foggia di questi femminilissimi accessori-gioiello, e in particolare adoro i tacchi, i più alti che mi è possibile, dal 10 in su.
Certo, occorre una tecnica tutta particolare, affinata in anni di pratica, per poter indossare e camminare con sufficiente disinvoltura questi accessori, che altrimenti sarebbero soltanto ciò per cui penso siano stati originariamente concepiti, degli strumenti di tortura per sottomettere la femmina nel suo procedere libero nel mondo.
Ma io sono un soldino di cacio, alta un 152 poco più, e sono leggera in proporzione (e ho praticato molto sport), per cui questa proiezione verso l'alto mi dà sicurezza senza in realtà incidere più di tanto sulla mia libertà e agilità di movimento.
Non disdegno le scarpe basse, le flat, quando ci vuole, ad esempio in un viaggio, o quando ho in programma di camminare per ore, purché siano carine e molto femminili; e ovviamente nelle mie corsette mattutine va d'obbligo la ipertecnica scarpa da running, delle brooks color fucsia nel mio caso. Tuttavia il tacco è la mia vera passione, e frequento di rado le misure intermedie, le 6, le 8, che trovo prive di fascino e personalità.
Scarpa alta, dunque, sempre, e non solo la sera, ma nella vita di tutti i giorni...
Il tacco, il passo femminile nel mondo, per me infine è anche... poesia…
A questo accessorio infatti ho dedicato diverse composizioni, alcune le ho pubblicate su queste stesse pagine. Questa che vi presento oggi è l'ultima nata di questa piccola serie in onore della sublime futilità femminile.
Amiche dilette, la dedico in special modo a tutte voi, con amore
M.P.
M.P.2017 |
Stiletti
Puntati
sulle pietre disfatte
dei ciottolati antichi, battuti
tocco a tocco sui porfidi
dei viali e i marmi
e delle cattedrali,
confitti
passo passo nell'asfalto
arroventato
di pubbliche strade,
coniando piccoli fori
come file di stelle,
fieramente eretti
come proclami
della nostra libera bellezza,
picche scagliate in altezza
in un cielo di pensieri,
alcuni intensi, altri
superbamente leggeri,
piantati spietati
nel cuore e nel furore,
e alti, più alti ancora,
fino alla vertigine
e lo sbilancio incombente
a ogni gradino affrontato,
stretti
da fiere cinghiette
alla caviglia segnata
in solchi profondi
come la vita dai ricordi
infitti nelle nostre coltri,
che non sanguinano sangue
ma febbri d'amanti
nell'alcova nuziale,
incrociate spade
in duello con quelli
della mia sposa, pronta
alla sfida,
e alla battaglia amorosa,
in corpo-a-corpo brucianti.
Spilli, coltelli,
guglie di templi.
Verticali emozionanti strumenti
di vanità e femmineo pensiero
che ci avvicinano, passo passo,
a ogni passo,
al cielo!
Marianna Piani
Milano, 06 Aprile 2016
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