Questa piccola scorribanda nel tempo e nello spazio mi è stata ispirata dall'incontro
con due care amiche, Donatella e Miya, che mi hanno riportato alla mente la mia infanzia
e i luoghi in cui ho vissuto, in quella che secondo me rimane una delle più belle
città del mondo: Trieste.
Io sono nata a Vicenza, ma mio papà era triestino purosangue ("patoco" come dicono in
questi luoghi) e ho vissuto in questa città forse gli anni più belli della mia vita.
Non sarà certo l'ultima volta che vi condurrò in visita da queste parti, amiche care,
ma ho voluto iniziare cercando di comunicare un'atmosfera, una visione di una città
nel suo spirito, nella sua immagine letteraria, piuttosto che affidarmi a
memorie dirette . Un aneddoto, del tutto immaginario
memorie dirette . Un aneddoto, del tutto immaginario
di un luogo e di un tempo forse ormai passati, eppure ancora misteriosamente presenti.
In coda vi lascio alcune note, per consentire anche a chi non è di questi luoghi,
di comprendere a pieno il racconto.
Non vi rivelerò chi sono i tre personaggi, James, Ettore e Umberto qui citati,
lasciando a voi il piacere della"scoperta" (molto facile, comunque,
per chi ami la poesia a le letteratura).
Devo invece ringraziare un amico meraviglioso, Alvaro, che mi ha aiutata
a sistemare certe cose, in particolare le frasi in inglese che qui appaiono.
E naturalmente Donatella e Myia, con le quali ho intavolato, dopo tanti anni di "esilio",
lunghe e bellissime conversazioni nel dialetto paterno, che ancora ricordo piuttosto bene.
E che adoro. Mi verrebbe voglia, un giorno, di comporre in quel dialetto...
A tutte voi amiche, e a voi amici, come sempre, con amore.
M.P.
Salita del Promontorio ¹
James uscì buonora al mattino
in quel gelido giorno di Marzo:
il vento cattivo alle spalle
lo spingeva, e gelava le ossa.
Ma soffocava, al chiuso, anelava
di respirare.
Discese l'erta stradina
dal selciato sconnesso
che sfociava in fondo, sul mare,
inciampando e imprecando a ogni passo:
"Shite! –I bloody hate this town!" ²
Ma mentiva, lo sapeva.
Altrimenti non avrebbe appreso
a rivolgersi all'oste al banco
nell'idioma corrusco del luogo:
"dei, no sta far el mona, e dame
tuta la fiasca!" come vi fosse ³
vissuto da sempre.
Ettore e Umberto l'attendevano annoiati
al tavolino del Caffè sulla piazza, ⁴
miracolosa spianata aperta
come un abbraccio alla marina
increspata di ciuffi di schiuma
odorosa di salso.
"They can very well wait!" pensò, ⁵
lui - com'era suo uso - per nulla
fidato, e si diresse invece
verso la darsena, attirato
dallo scampanìo del sartiame ⁶
delle barche agitate.
Incrociò, all'angolo, una ragazza ⁷
che procedeva spedita
nel suo abito bianco d'organza
indifferente al vento impunito
che scompigliava i capelli
e le alzava la gonna:
scoprendo le mirabili gambe
nervose, da puledra indomata.
Incontrò per un istante lo sguardo
di lei, fiero e sprezzante, chiaro
e turbinoso come quel mattino di vento
e rimase turbato.
"can't be, I think I'm in love!" ⁸
si disse, non sapendo lui neppure
se si riferisse alla città, alla riva,
al suo spumeggiare, al suo cielo,
ai suoi vaporosi tramonti,
o alla ragazza.
Indugiò quindi, a lungo
sul bordo del molo, sopportando
il vento che spintonava alle spalle
turbinandogli acqua salsa sul viso.
Puntò gli occhi cerulei lontano
"They will wait…" disse. ⁹
E pensò alla sua Itaca distante.
Milano, 3 Aprile 2012
A Donatella e Myia
che mi hanno suscitato inesauste memorie
Marianna
- "Salita del Promontorio" - È il nome di una via che sale quasi dalla riva del mare fino alla via in cui io ho abitato, quand'ero bimba, e che ho percorso chissà quante volte nel corso della mia infanzia. Ripida, dal selciato sconnesso, termina in alto con una dozzina di gradini squinternati, ed è una delle tante vie così a Trieste: uno dei motivi per cui in quella città non sono mai stati troppo popolari i tacchi a spillo e le mie adorate - qui a Milano - "T12".
- "Shite! –I bloody hate this town!" - Per dire: "Dannazione, io la detesto, questa città!
- "dei, no sta far el mona, e dame/ tuta la fiasca!"- Dialetto triestino (aleggerisco i termini, per eleganza): "Dai, non fare l'imbecille, e dammi tutta la bottiglia!"
- "…al tavolino del Caffè sulla piazza" - I caffè letterari sono una grande tradizione in questa città. Leggete Claudio Magris - tra i tanti - in proposito. Caffè San Marco in particolare, e questo, il Caffè degli Specchi, che ho scelto come scenografia per questo aneddoto immaginario, perchè dà' sulla Piazza dell'Unità d'Italia (Detta localmente "Piazza Unità"), una delle più belle piazze al mondo per la peculiarità quasi unica di avere un'intero lato direttamente aperto al mare.
In questi Caffè, storicamente, gli intellettuali, gli scrittori e i poeti presenti in città si trovavano, si riunivano, si soffermavano a scrivere. Un pò alla stregua di certi locali consimili parigini, o viennesi. - "They can very well wait!" - Per dire: "Ma lasciamoli aspettare!"
- "…dallo scampanìo del sartiame" - In pieno centro la darsena e il porto in cui stanno a dimora decine e decine di barche da diporto, di tutte le stazze e dimensioni. Indimenticabile il suono delle sartie metalliche che sbatacchiano sugli alberi delle barche a vela quando soffia quel vento che è la vera "voce" della città, e che attraversa tutta la mia composizione senza che - volutamente - lo nominassi direttamente: la Bora.
- "…Incrociò, all'angolo, una ragazza" - Salita del Promontorio incrocia con Via Belpoggio, una via "cult" per chi conosce la letteratura di quei luoghi, in virtù in particolare dell'altro sommo scrittore qui nominato.
La ragazza incarna la città, e la città è come quella ragazza: questa identificazione è dovuta alle meravigliose uniche "ragazze di trieste". Chi ne conosce almeno una, sa di cosa parlo. - "can't be, I think I'm in love!" - Per dire: "Ma no, io ne sono innamorato!"- Della ragazza o della città?
- "They will wait…" - Per dire: "Mi aspetteranno…"
Ma che bel racconto... questo sì, è l''inizio di un racconto, cara Marianna!
RispondiEliminaQuindi, attendendo il seguito... :-)
Grazie a chi ti ha ispirata, a chi ti ha aiutata ma soprattutto, grazie a te.
Tua Sonja
Sei sempre un tesoro, Sonja mia.
EliminaSi, è molto "narrativa", hai ragione...
Chissà. La "prosa" mi attira molto, amo raccontare, ma ne ho un poco paura, è un cimento molto arduo...
Ci sto meditando da tempo. Forse un giorno ci proverò, sai...
Io ti aspetto sempre qui da me cara, è un piacere ospitarti.
Un abbraccio di quelli da cavare il fiato!
Marianna
davvero, sembra proprio l'inizio di una storia!
RispondiEliminaregalaci ancora questi scorci di vita.
Serenella
Se non fossi ben cosciente dei miei effettivi mezzi, finirei col cedere a tutte queste lusinghe, amiche care!
EliminaMa per la prosa ci vuole tanto, troppo coraggio, e mi sa che non capiterà a breve.
Invece, mi piace un mondo raccontare "scorci di vita" con mie poesiole. Questo mi piacerebbe continuare a farlo.
Serena cara, grazie, ci proverò...
Ti aspetto qui, presto.
Marianna
É sempre stato per me un privilegio leggere per "primo" i versi appena "arieggiati" che sgambettano per il piacere e l'entusiasmo di essere infin liberi, (come bambini) di andare per il mondo.
RispondiEliminaQuesti, mia cara amica, "ri-creano" un aspetto "veritiero" che rivivo con bramosa umiltà, ogni giorno. Quello dell'amore, anche dannato, (come avviene in alcuni casi) della creatività, dell'immaginazione, dell'assurda emozione che il senso dell'infinito dà ai poeti, tutti, che "ridimensionando" lo rendono così -Ri-De-"finito"- (come, in questo caso) per Noi, i Tuoi lettori.
Che la Grazia della Musa stia con te, sempre!
Love, always
Alvaro
Mio caro,
Eliminahai descritto concetti che mi stanno a cuore, più di quanto perfino tu puoi credere:
"L'amore, anche dannato della creatività, dell'immaginazione..."
E hai ragione, la nostra è una "emozione assurda", assurdamente intensa... Quella di donare emozione.
Tua, sempre
Marianna
Eccomi ... io mi siedo qui e aspetto ... di leggere ancora ... di te!!!
RispondiEliminaChe cara! Per me sarà un piacere averti qui da me. Come dico a tutte le amiche che mi vengono a trovare: accomodati, desideri un tè e due pasticcini?
EliminaA presto allora, tesoro!
Marianna