Carissime amiche, e amici gentili, "Saturday Evening Post"…
Ogni Poesia ha una sua storia. Almeno così è per me, ogni composizione è legata ad un momento, un luogo, una emozione, una persona particolare, e la evoca, un poco come fa una vecchia canzone quand'è legata a un momento speciale della nostra esistenza.
Questa composizione che ora pubblico qui di seguito è nata per un amico per me molto speciale, appunto.
Si tratta di un uomo che vive molto lontano da me, dall'altro capo dell'Oceano, e con il quale ho intessuto una lunga relazione di affetto e scambio intellettuale, e che non ho ma incontrato personalmente.
È uno scrittore ed un fine poeta, ed è stato lui, in qualche modo, a spingermi tempèo fa, quando ancora tentennavo, ad aprirmi a questa mia passione, fino ad allora segreta, inespressa, e a renderla raggiungibile da un pubblico più ampio.
Probabilmente ci sarei arrivata comunque, poiché le circostanze della vita mi stavano spingendo sempre più vigorosamente in quella direzione, come le correnti di un oceano spingono un'imbarcazione in una direzione a volte inaspettata, a scoprire nuovi mondi, nuovi orizzonti. Ma certo, se non ci fosse stato lui a catalizzare la mia insicurezza con la mia urgenza di espressione, sarebbe passato ancora tempo, forse molto, prima che mi decidessi ad uscire allo scoperto.
In seguito, per un lungo periodo, egli ha seguito la mia "produzione", incoraggiandomi, perfino a volte con vero entusiasmo, sulla nuova rotta che avevo imboccato, elargendomi consigli, e doni di grande bellezza, preziosissimi.
Ora con quest'uomo meraviglioso, e gentile, con questo amico, è da tempo che non incrociamo più un dialogo. Ci hanno diviso dissensi, insanabili penso, proprio su ciò che ci sta più a cuore, tanto da porsi al di sopra di ogni altro aspetto: l'idea stessa di Poesia.
Per dirla franca e tutta, da un certo punto in avanti il mio lavoro non ha più incontrato il suo interesse e il suo gradimento. E me lo ha significato chiaramente, con sincerità, e senza infingimenti. Tentando anche di ricondurmi su quella che lui è convinto sia la "giusta via" di quest'arte fragile e sublime che entrambi pratichiamo, inviandomi anche con numerosi consigli ed esempi.
Io però in questo - e solo in questo, per tutto il resto sono invece fragile e insicura - sono testarda, gnucca (come dicono dalle mie parti), ho un concetto mio personale e molto ben preciso di quello che sto facendo: sto compiendo una ricerca che porto avanti testo dopo testo, ascolto ogni opinione, e non solo vivaddio quelle positive, ma poi sono convinta di dover essere io in prima persona a prendermi l'intera responsabilità del valore o meno di ciò che scrivo. La mia è libertà, prima di tuoo, e poi disciplina, ma disciplina all'interno del mio bisogno folle d'espressione.
Inoltre io mi irrito istintivamente di fronte a certi toni sacerdotali e dogmatici, e lui, probabilmente spinto dalla grande passione che lo muove in questo territorio, è parso ad un certo punto scordarsi la sua usuale gentilezza e galanteria, ed ha decretato pari pari e senza possibilità di discussione il mio fallimento poetico in ciò che stavo scrivendo.
Da allora non ci siamo più confrontati. Certo, sia lui che io siamo liberi come l'aria, sia per il pensiero che per il dissenso, per cui per il momento, per evitare scontri più spiacevoli, silenziosamente e senza concordarlo esplicitamente abbiamo scelto un reciproco silenzio.
Ma prima di "lasciarci" ci siamo scambiati una serie di composizioni, che qui pubblicherò, non perché la nostra diatriba letteraria possa avere un reale interesse per voi estranei ad essa, ma perché penso si tratti di composizioni che tutto sommato vale la pena rendere pubbliche…
Per cui ecco, qui di seguito, la prima di queste poesie (prose? racconti?), in cui narro il mio rapporto con lui come quello di una piratessa ribelle e insofferente al servizio di una goletta corsara, pilotata da un Capitano vigoroso e spiccio, che ha le sue fattezze d'animo e pensiero…
Per voi, amiche care e amici, e per lui, vecchio inflessibile imperdonabile amico che ha osato dichiarare "prosaici" i miei versi…
Come sempre, con amore
M.P.
A quest'Uomo di Mare
Quest'uomo è un navigante,
capitano di ventura
di goletta franca,
aduso ad affrontare
la sferza e il salso del mare
che gli scavano cicatrici
e tagli vivi nel bel viso
di bronzo ossidato
da una vita di viaggio.
Quest'uomo senza rotta
segue rotte inenarrabili
che sono solo nel suo sangue
incrociando al largo di Tortuga,
o ai confini della Terra:
quest'uomo è il Corsaro
che scatena abbordaggi senza badare
a quante bocche di fuoco
ha di fronte, o alle spalle,
da sfamare di piombo e ferro.
Quest'uomo è l'uomo del Mare,
Achab delle nebbie
che inchioda oro al pennone
pur di indurmi ad avvistare
il leviatano del verbo
da lui così odiato
da esserne perdutamente
innamorato.
Quest'uomo ha le mani
nella tempesta, le dita
cariche di pioggia,
e di sabbia sfuggente
di arenili remoti,
gli occhi dispersi
in sguardi di foresta,
nostalgia negata di terraferma
di chi ha onde immense
infitte nell'anima stessa.
Quest'uomo non riposa,
non rimane quieto sul cassero
a contemplare la distesa
dei flutti, quest'uomo si getta
diritto nelle correnti impetuose
più impetuoso di esse stesse
aggrappato alla ruota ribelle
del timone, indomabile
destriero del mare.
Quest'uomo insaziabile,
irascibile, ruvido e dolce,
pronto pur di far bottino
dei tesori del regno
anche a perdersi l'anima
e a perdere quella di chi ama,
per il puro amore del vero
che gli brucia nel cuore
più di ogni pensiero.
Quest'uomo che io
non potrò mai amare da donna
poiché io non sono nulla
che una spuma sottile marina
sollevata dal maestrale
e dalla chiglia della nave,
quest'uomo d'orgoglio
che non mi potrà mai amare
da uomo, ma soltanto -
da Corsaro del sogno -
eccolo serrare gli occhi
alla prua aguzza del vascello,
ritto in piedi come una polena,
e lasciarsi sfiorare
dall'impalpabile nebbia
che si trattiene appena
nei lunghi capelli agitati
e sfuggire per sempre,
ribelle a ogni controllo,
inafferrabile a ogni presa.
Gli rimane soltanto infine
sulle palme delle mani aperte
un velo d'acqua sottile,
odorosa di salsedine e sirene,
da sfiorare con le labbra
in ricordo di amori lontani,
perduti nel tempo,
sperati o disperati,
prima che svapori
nel sole sorgente all'orizzonte.
Milano, 16 Marzo 2013
Marianna Piani
(Per te, Alvaro.
Ma ricorda:
tu sei il Corsaro,
il Vascello è Poesia,
il Leviatano è il Verbo,
e io son soltanto
Spuma Marina
che non potrai fermare,
che non potrai mai afferrare.)
-Poets love the charming beauty of a gate-
RispondiEliminaStrange, how one can be honoured and dishonoured
with the inked swift pass of an epee linking one's brain to another's heart–just missing the soul, that which anchors us all and love immutable–that which from heights above shines down steady, stable, and yet moving, are we its stars?
Thrusting forth..., I trust that one day, you'll understand this and other mysteries. Gone, I will be by then,
my absence unknown, imperceptibly felt..., just felt.
Alvaro Tortora
Your Love for Poetry
Eliminais something that only one
like me - fool and devoted -
can fully understand.
Deep and so exclusive
it is that
even our minds
can't be deep enough
to contain.
Missing for that
what you call the soul.
Maybe I never will understand
your misunderstanding of me,
but for sure I will be
your beloved stubborn
rebellious, black eyed
Piratess of words...
Yours
Marianna