«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»

«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)

«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)

«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)

«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)

«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)

giovedì 10 maggio 2012

Mutazioni



Ci credereste? Non ricordo esattamente com'è nata questa composizione... 
Come mi capita spesso, avevo in mente un piccolo racconto, un aneddoto, 
un groppo di ricordi, e la voglia di narrarveli.
I miei genitori, entrambi perduti diversi anni fa purtroppo, 
furono straordinari con me, aperti e liberi, dagli artisti che erano, 
ma per una curiosa contraddizione furono anche educatori piuttosto rigidi, 
forse in grazia alle radici profondamente mitteleuropee del mio papà. 
In pratica, fino all'adelescenza non avevo avuto molta libertà
discegliermi il vestiario, o il "look" che dir si voglia, a mio gusto.
Tantomeno mi era concesso "giocare" con make-up, o intimo, o scarpe. 
Quindi ero cresciuta fino alla pubertà in calzettine bianche e gonnellina plissée,
senza concessioni frufru di sorta. 
E di conseguenza, per me le "stanze segrete" della mamma avevano un'attrazione
irresistibile, il fascino della magia iniziatica, del sacerdotale.

Questo è il racconto di quelle mie segrete incursioni nel mondo inesplorato, 
affascinante, abbagliante della mia femminilità insorgente.

Dedico questi versi a voi tutte, amiche dilette,
e agli amici sensibili che sapranno cogliere con delicatezza
il tono delicato del racconto.

Con amore, come sempre 
M.P.




Mutazioni

Bruco, crisalide, pupa, farfalla.
Lo specchio era come uno sguardo
ribaltato al suo mondo immaginario.
L'armadio immenso, misteroso, bianco,
era come il guardiano d'un tesoro intatto,
a lei interdetto, e perciò ancor più bramato.

Non era più bruco, lei, ma non farfalla
ancora: era pupa, prossima al risveglio.
Le gambe lunghe, da insetto un pò sghembo,
il seno come due bianche ciliegie di selva
che dolevan crescendo, facendosi arance,
le anche sporgenti, ossute, da minuta gazzella.

Nell'assenza della Maga, questa gazzella,
pur trepidando a ogni passo, temeraria,
e mortalmente temendone il ritorno,
ne esplorava furtiva - esitante - il regno,
e i sortilegi a lei tenuti segreti. A lei celati.
Ma non per sempre negati. Anzi, ormai imminenti.

Ed era un abito bianco, che le avvolgeva la figura,
esile fuscello, come la corolla d'un fiore immenso.
Oppure era una gonna scura, che dolcemente
le cingeva la vita, modellandole i fianchi
larghi, da donna, già non più da bambina.
Era la calza velata che le abbracciava le cosce

come un soffio di vento, impalpabilmente sensuale.
Ed era il corsetto, troppo ampio per il suo petto,
le coppe appena rilevate, come vele senza vento.
Ed erano gli impavidi tacchi a stiletto,
che la innalzavano come una dea sopra il mondo,
finalmente ai suoi piedi, a chieder mercede.

O ancora era il fiore lucente delle labbra, dischiuse
come una rosa rosso scuro, dipinta da mano attenta,

ma ancora incerta, col fiammeggiante pigmento.
O lo sguardo, reso profondo, cupo, da adulta
orgogliosa, da ciglia addensate di notturno unguento
e palpebre ombreggiate da toni di bruno.

E lo specchio accoglieva l'immagine tutta
di questa farfalla ancora troppo fragile d'ali,
che provava due tre passi ticchettanti sul parquet,
una piroetta per allargare la gonna a scoprire
le gambe nervose, i piedi tesi sulle strette caviglie,
i capelli bruni sciolti fino in vita, a carezzare

la bella schiena nuda, bianca. Narcisa incoscente...
Ancora poco, e la Donna avrebbe preso possesso
di quel corpo, ancora spensierato, ancora innocente.
E la farfalla avrebbe volato, libera, finalmente,
E del volo, avrebbe presto compreso sì la grazia,
ma più ancora il dolore, e l'abbandono.

E, forse, in fine, il perdono.



Milano, 1 Maggio 2012
Alla mia giovinezza, mutante, effimera, incerta.
E a E. - My Little Genius.

7 commenti:

  1. BELLA, bella incredibile, da fanciulla ancor più bella, dal futuro imprevedibile!! XO altor

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    1. Il mio futuro, mio diletto amico,
      è imprevedibile
      come il volo di una falena.
      L'unica direzione certa
      è quella che conduce,
      irresistibilmente, alla luce.
      E il più delle volte il raggiungerla
      coincide, ineluttabilmente,
      con la sua morte:
      in un ultimo disperato palpito d'ali
      contro il vetro rovente
      dell'ampolla che la uccide.

      È questo il destino,
      lo scotto da pagare
      per chi anela a una qualsiasi luce?

      Tua Pupilla
      Marianna

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    2. Cara Marianna,
      la Luce verso la quale tu aneli non é una qualsiasi - é quella della Veritá Poetica che ci scorce sia l'animo che la mente. Il corpo soffre in un istante-La mente in una vita-L'anima in un'eternità!!!
      La vita del Poeta s'interpone come di un "continuo" tra l'istante e l'eternità per riportare, ogni volta, indietro un piccolo bagliore. La vera Luce non brucia- ogni tua poesia é un'offerta, a noi, di questa Luce. Si dice:" Non tutto ciò che luccica é oro" é come dire:"Non tutte le poesie apportano Luce". Quindi, non tutti i poeti sono capaci di accedere alla Luce! La mia opinione rimane immutata - quindi :

      "È questo il destino,
      lo scotto da pagare
      per chi anela a una qualsiasi luce?"

      Sí - Ma non il tuo!

      E´arrivato il momento per approfondire-per volare
      da quel davanzale-non come falena-non come usignolo-non come signora ma come Poeta! VOLA!

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  2. E’ come se tu avessi lasciato aperta di poco la porta di camera e io fossi lì a guardarti mentre lo specchio riflette te. E quasi la fantasia corre, e mi fa intravedere tua mamma che sorride e che non si lascia vedere mentre ti guarda.

    Bella Mari, mi ha colpito molto. Ma concludi con una gioia velata di tristezza e io vorrei sapere come ha continuato a volare quella farfalla, come ha fatto a diventare forte.

    Grazie.

    PS Ti ho segnalata sul mio blog, la gente deve leggerti!


    Serenella

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    1. Serenella, allora mi hai visto, davvero? Non sapevo di aver lasciato quella porta socchiusa, pensavo invece di averla ben chiusa, appena entrata.

      Come mi sarei vergognata a farmi vedere travestita da donna adulta, insicura di me stessa com'ero!
      Arrampicata sui tacchi, con un centimetro di troppo dietro il tallone e le dita dei piedi che mi dolevano, barcollando e scalpitando come una puledra ai primi passi, sarei fuggita dietro la tenda, se mi fossi avveduta che mi avavi sorpresa!
      Serenella, tu scrittrice hai visto la scena e l'hai così bene figurata che mi è stato facile seguire e completare il tuo pensiero!

      Ritorna presto a trovarmi!

      Marianna

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  3. Tu sei una farfalla...la mia...
    Carolina

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    1. Si Carol, con te mi sento proprio così: una farfalla disorientata, dalle ali troppo grandi, un poco slabbrate e lacerate da aver dovuto attraversare la tempesta, posata sulle tue mani tenere e protettive come quelle di un ritratto di Raffaello, a distendere le ali perchè si asciughino al sole.

      La tua pulcina.
      E farfallina.

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Sarei felice di sentire di voi, i vostri commenti, le vostre sensazioni, le vostre emozioni. Io vi risponderò, se posso, sempre. Sempre con amore.