«La Poesia è Scienza, la Scienza è Poesia»
«Beauty is truth. truth beauty,- that is all
Ye know on earth, and all ye need to know.» (John Keats)
«Darkness cannot drive out darkness; only light can do that. Hate cannot drive out hate; only love can do that.» (Martin Luther King)
«Não sou nada. / Nunca sarei nada. / Não posso querer ser nada./ À parte isso, tenho em mim todos los sonhos do mundo» (Álvaro De Campo)
«A good poem is a contribution to reality. The world is never the same once a good poem has been added to it. A good poem helps to change the shape of the universe, helps to extend everyone's knowledge of himself and the world around him.» (Dylan Thomas)
«Ciò che premeva e che imparavo, è che in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo.» (Giuseppe Ungaretti)
mercoledì 1 marzo 2017
Ritratto di Signora
Amiche care, amici
sono cresciuta con due grandi passioni, che hanno segnato la mia vita e la mia esistenza: la figura e la parola.
La prima, poiché è più facile da commercializzare, poiché mi riusciva più facile, e poiché sono di sicuro la persona più pigra che mai vi potrà accadere di conoscere, fu quella che scelsi per farne il mio modo per guadagnarmi (poveramente, ma felicemente) da vivere. Anche se rimane e rimarrà sempre più che un lavoro, un diletto.
La seconda rimase e rimarrà per sempre un puro "diletto", anche se è assai più necessaria e laboriosa che dilettevole per me.
Poiché pratico entrambe queste forme d'espressione praticamente da sempre, da sempre c'è un'osmosi continua tra di esse, il disegno diventando uno strumento narrativo (di scrittura), e viceversa la scrittura uno strumento di raffigurazione — disegno, bozzetto, dipinto, ritratto.
E di fatto non potrei definire la composizione che oggi vi propongo se non nella categoria del ritratto, tanto da dichiararlo programmaticamente già nel titolo.
La "signora" del ritratto effettivamente esiste, e come nel ritratto stesso è detto, essa non sa e non saprà mai di essere stata ritratta, in questo modo, da me. Una amica cara, una donna di un fascino intenso e quasi violento per la sua forza d'attrazione su di me, ma per me un sogno irraggiungibile.
Ci si può innamorare della luna, o di una stella, pur sapendo che essa — così lontana da noi — non lo verrà mai a sapere..
Ma forse, dentro di sé, lo intuisce, e silenziosamente continua a donarmi la sua calda, dolce, affettuosa amicizia.
(I più attenti si accorgeranno che si tratta di cinque sonetti liberi, abbozzati appena nella struttura strofica, un poco in omaggio al tema amoroso...)
Amiche dilette, amici, vi lascio alla lettura, come sempre, con amore.
M.P.
Ritratto di Signora
«Dolce, amabile Signora,
tu che discendi ora i gradini
del tuo inaccessibile orgoglio
per venirmi incontro,
tu che ti avvicini a me finché
mi giunga nitido il colore
delle tue limpide pupille,
tu che concedi
a questa piccola tua ancella
la tua mano ferma di sovrana,
per condurla ad ascendere il gradino
che ti separa dal mondo,
per condurla a te,
eletta tra le tue Vestali...»
Così ti ritrassi, amica mia,
direttamente dalla memoria,
secondo quel mio cattivo uso
di non ritrarre mai dal vivo
ma dall'immagine della mia mente.
Un pezzo di carta qualunque
e una matita azzurrina,
era tutto quanto m'occorreva,
scorrere con la punta affilata
i tratti del tuo volto, rivederli
emergere dall'impasto bianco
come un veliero che emerge
solenne dalla nebbia,
alla luce di luna, in mare aperto.
Nulla per me è più esaltante
del tracciare la mandorla perfetta
del tuo occhio, dare luce
con un semplice tocco
alle tue vivide pupille,
ombreggiare con un tratteggio lieve,
senza sfumare, il tenero rilievo
dei tuoi zigomi sinceri,
riprodurre, tratto a tratto
i mille fini solchi delle tue labbra,
fino a restituirne
la dolce fervida incertezza,
lasciar che sia soltanto il bianco puro
a dare la luce della tua fronte.
Vi sono istanti in cui
un segno sulla carta è luce
oppure ombra, oppure
una apparizione, oppure ancora
il profumo dei tuoi capelli,
il finissimo velluto delle guance,
la piega dei tuoi pensieri
agli angoli degli occhi,
il rossore tenue delle tue guance
quando dico il tuo nome,
l'arco ardito della tua fronte
quando adagio si distende
in sonno pieno: un sortilegio
più che arte, a me pare.
Eppure io non ti donerò
questo ritratto, tu, ignara,
non lo vedrai, mai saprai di esso.
Se lo vedessi, ti schermiresti:
«troppo solenne, troppo fastosa,
troppa bellezza, troppa posa»
mi diresti «non sono io
questa donna, non è mio
quello sguardo, quel sorriso
d'angelo divino, non sono io.»
Ed è vero, perché, amore mio,
questo non è il ritratto
di ciò che appari, di ciò che sembri,
e meno ancora di ciò che sei:
questo è il ritratto
del mio sguardo su di te
mia dolcissima Signora.
Marianna Piani
Trieste, 14 Dicembre 2015
.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Bellissime emozioni. Leggo e rileggo ogni parola con immenso piacere. Anch'io dipingo (per diletto). Un fortissimo abbraccio.
RispondiEliminaGrazie Alda,
Eliminagrazie per aver apprezzato questa mia scrittura, così contaminata da visioni e figure, sempre in lotta per purificarsi.
Esercitando anche tu nel campo della "figura" (per diletto, ma il confine tra diletto e arte è sottile e sempre valicabile dalla propria urgenza espressiva) penso mi comprendi meglio di altri. Come a volte l'immagine sopravanzi con la sua forza evocativa ogni tentativo di espressione verbale, e come ogni possibile scrittura non sia in realtà che il ricorso sistematico a questo tentativo.
Grazie di cuore, mia cara, per essere qui tra le mie pagine, e dare loro vita con la tua lettura.
Ricambio il tuo abbraccio!
Marianna
Grazie a te
RispondiElimina